Indifferenza sulla cristianofobia

Indifferenza sulla cristianofobia

L’Osservatorio sulla Cristianofobia, diretto da Silvio Dalla Valle, opera in difesa della libertà religiosa e in particolare del cristianesimo, contro la tendenza cristianofobica purtroppo in auge in molti paesi e che si annuncia ancora forte   nei primi mesi di questo 2021. Mentre ci si impegna a favore della di tolleranza, del dialogo, della parità di genere e i problemi della pandemia, della fame, delle migrazioni, del crollo dell’economia assillano l’Occidente, c’è chi “muore di fede”.

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Eppure ci sono nel mondo, lontani dai nostri sguardi, troppi cristiani costretti a difendersi dalla violenza, dalle ostilità, da sottili discriminazioni solo per aver scelto la fede cristiana. I media sembrano piuttosto tiepidi al riguardo, mentre se rendessero palese il quadro delle discriminazioni che variano in modalità e intensità nei vari paesi, forse l’opinione pubblica reagirebbe in modo più deciso e si potrebbe generare una cultura più pluralista a vantaggio di tutti.

L’osservatorio di cui sopra, cercando di colmare la lacuna dell’informazione, recentemente ha riportato vari esempi (di cui cita le fonti che qui non riporto per brevità), tra cui:

In Cina, è stata inflitta una multa da 25mila dollari per aver festeggiato il Natale a un fedele della provincia di Henan che aveva organizzato una veglia di preghiera con altri 40 cristiani e che era stato segnalato al Partito.

Negli stati Federati si vanno affermando le cosiddette leggi “anticonversione” che puniscono quanti vengono ritenuti colpevoli di costringere alla conversione – effettiva o presunta?  – verso altre religioni. E’ bene lottare contro il fanatismo islamismo radicale o cristiano e contro  le “conversioni coercitive” di tutte le religioni, ma come evitare di imbavagliare la comunicazione della fede cristiana?

 In India l’ordinanza 2020 sulla libertà di religione punisce i malcapitati con reclusione fino a 10 anni di carcere. Chiunque voglia cambiare fede deve dichiararlo all’amministrazione distrettuale con 60 giorni di anticipo. Di fatto si verificano episodi per cui estremisti indù aggrediscono impunemente i cristiani (così nel distretto di Shahjahanpur). Spesso si tratta di estremisti violenti di varie ideologie, ma ciò che fa specie è che la polizia non difenda i cristiani, mentre al contrario   picchia e  arresta chi viene accusato di conversioni forzate. Come non sospettare che si miri a sostenere l’induismo?

Anche il Canada attacca le “conversioni coercitive” con legge federale C-6 mettendo i cristiani a rischio di azione penale.

La situazione in Nigeria è tristemente nota. Gli estremisti musulmani Fulani continuano a rapire e uccidere i leader cristiani.

In Pakistan si calcolano circa 1.000 cristiane all’anno rapite e convertite all’Islam e costrette a contrarre matrimonio. Una 12enne incatenata in un recinto per bestiame da un musulmano di 45 anni che l’aveva violentata e costretta a divenire sua moglie, è stata salvata solo dopo 5 mesi di sequestro.

In Iran è stato confermato in appello un anno di prigione a tre cristiani, colpevoli di “propaganda contro lo Stato attraverso la promozione del cristianesimo”.

In Occidente atti estremi di intolleranza sono più rari, ma non mancano pressioni, emarginazioni e disagi che colpiscono i cristiani nel silenzio   dell’Unione Europea che pure ha messo tra i principi fondamentali il rispetto dellalibertà di religione (essa ha però bacchettato la Polonia per aver limitato il diritto all’aborto ai casi di stupro, incesto e rischio acclarato della vita della madre).

La Francia ha negato per due volte l’asilo ad una coppia di iraniani in fuga attraverso Turchia, Ucraina, Grecia, Bosnia, Croazia, Italia, in seguito alla condanna a morte a causa della conversione al Cristianesimo. Il Tribunale francese per il Diritto d’Asilo ha scelto di dubitare dell’autenticità della richiesta.

Negli USA una proposta di legge del North Dakota ha obbligato il clero a denunciare alla giustizia eventuali reati di abuso sessuale su minori, pena trenta giorni di carcere e un’ammenda di 1500 giorni.  Ciò appare corretto, salvo che la norma di fatto impedisce il segreto confessionale. Chi liberamente sceglie di confessarsi, assecondando il giudizio del foro interno dell’anima, dovrebbe essere certo di comunicare i propri errori/peccati in tutta segretezza e sicurezza.

 In Spagna la “legge della memoria storica” che mira a cancellare i “residui del franchismo”, nei fatti sta favorendo anche l’eliminazione di croci e simboli cristiani.

Il punto mi sembra questo: la religione è nemica della società e del suo sviluppo civile ed economico, oppure favorisce il suo sviluppo? Ognuno può dare la sua risposta, ma certamente tutti, in modo latente o patente, sono attratti da persone in grado di tramettere beni immateriali che interpellano lo Spirito. Personalmente preferisco rifarmi a Simone Weil, che riteneva essenziale – per ogni essere umano e per il popolo dei lavoratori che lei prediligeva – desiderare un cibo spirituale. «Esiste un’energia trascendente la cui sorgente è in cielo e che passa in noi non appena la desideriamo». Tale desiderio-bisogno dello spirito connaturato nel nucleo fondamentale degli esseri umani li spinge verso l’alto, verso il bene e il bello, anche indipendentemente dalla fede. La Weil conclude: «solo la religione può essere la fonte di questa poesia». La metafora è quella del bambino che non sa parlare né sa se ciò che desidera esiste, ma grida, perché ne ha bisogno ed è inconsciamente certo   che l’oggetto del suo desiderio prima o poi gli verrà dato: «Sua madre finirà col notarlo. Gli darà l’oggetto».