Disambiguare

“Disambiguare” (in inglese Word Sense Disambiguation o WSD) è un verbo il cui uso è sempre più diffuso. Significa risolvere i problemi di ambiguità di nomi omografi che risultano ambigui perché suonano diversamente a seconda dei contesti in cui vengono inseriti. A volte il senso cambia  anche solo spostando la posizione della parola. In ogni caso è necessario a chi ascolta o legge un processo di disambiguazione che precisi il significato di una parola o di una frase polisemiche. 

Il senso di un vocabolo a tutta prima ambiguo si rende chiaro  a seconda del contesto in cui è inserito e quindi va mentalmente associato ad altre parole che danno senso compiuto a ciò che viene detto o scritto. Nel parlare comune faccia a faccia tutti noi generalmente non facciamo fatica a interpretare il significato di parole ambigue senza uno sforzo particolare perché conosciamo l’interlocutore e  inseriamo il suo parlare in un filo logico che insieme stiamo condividendo.

Non è così quando ci affidiamo al computer: se scriviamo o traduciamo si può rendere incomprensibile un testo ed anche ridicolo se una parola viene fraintesa. I diversi possibili significati possono creare i cosiddetti problemi di connettività nella ricerca di una voce. Per esempio, se un lettore cerca il vocabolo ‘fiasco’ l’  “intelligente stupido” potrebbe prenderlo per un tipo di bottiglia mentre si tratta di un fallimento. Lo stesso vale per “Giove”, che potrebbe riferirsi al pianeta o alla divinità greco-romana. Per chiarire si dovrebbe aggiungere tra parentesi un termine cosiddetto disambiguante: Giove (astronomia). Ciò rende evidente che quel che conta è l’insieme della frase così come gli interlocutori che la recepiscono: il tipo di relazione interpersonale  che si stabilisce tra interlocutori – con tutte le sue sfumature di empatia o di ostilità – è decisivo per la percezione del senso e il conseguente sviluppo della conversazione.  Se una persona amica dice “Va là che sei una stupida” la si interpreta come una frase scherzosa, ma se dice la stessa cosa un estraneo o un incaricato della valutazione (a scuola o al lavoro) allora la parola ‘stupida’ sarà difficile da ingoiare.

Questo significa che la disambiguazione non è difficile per un essere umano   se dal contesto, dall’intesa con l’interlocutore, dall’insieme della frase intuisce il senso originario attribuito da chi sta parlando. Al contrario la disambiguazione è particolarmente complessa se non c’è relazione interpersonale diretta, ossia se è l’intelligenza artificiale ad elaborare e interpretare il linguaggio. Eppure di essi non si  può orami fare a meno. Si pensi ai programmi di  traduzione automatica e al lavoro di estrazione automatica di informazioni. Di qui il problema di sviluppare appositi e complessi algoritmi in grado di cogliere il significato delle parole, delle metafore, delle metonimie tipo mangiare di baci, bere un bicchiere, divorare un patrimonio. Esiste un particolare dizionario della lingua inglese, WordNet, proprio per disambiguare le parole e in italiano abbiamo BabelNet, ItalWordNet e MultiWordNet.

Non è dato sapere fin dove si arriverà con l’intelligenza artificiale, ma ci sembra difficile pensare che si riuscirà a sostituire quel flusso silenzioso e impercettibile di sentimenti, di intuizioni, di linguaggi corporei che consentono di capirsi a volo, tra persone libere di emettere segnali in codice segreto e mobile, di imprimere alle parole significati diversi in relazione a interlocutori diversi, di dare e riprendere la parola iniettando in essa quella corrente calda dell’amore che non credo potrà essere un prodotto standard.