Come fare ‘ la festa alle donne!’

Come fare ‘ la festa alle donne!’

Duro colpo per le donne in Turchia: il presidente Erdogan, ha firmato il decreto di recesso dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, peraltro, senza nessun preavviso presso il Consiglio d’Europa. Migliaia di donne turche sono scese in piazza a Istanbul per protestare contro la decisione del governo che di fatto rinnega l’adesione ad un trattato voluto dal Consiglio d’Europa e sottoscritto da 32 Paesi, lasciando un grande vuoto su due dei più gravi problemi della Turchia: la violenza domestica e i femminicidi.  Redatta nella città turca dieci anni fa, la Convenzione di Istanbul è, infatti, il primo trattato vincolante al mondo per prevenire e combattere la violenza contro le donne. Una carta che impone ai governi di adottare una legislazione in grado di perseguire la violenza domestica e gli abusi, nonché lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili.

La Turchia, nel 2011, è stata la prima firmataria della Convenzione ma, di fatto, secondo la piattaforma turca “Noi Fermeremo il Femminicidio” che si batte contro tutti i tipi di violenze contro le donne, non è mai stata applicata. E il problema del femminicidio è gravissimo perché oltre alle morti  direttamente provocate dagli uomini assassini, bisogna considerare  anche i suicidi, a cui molte donne sono costrette dal clima familiare di ripudio e odio dovuto ad  una relazione che la famiglia non approva o al rifiuto di un  matrimonio combinato. Una oppressione psicologica messa in atto per evitare omicidi che comporterebbero condanne per un membro maschio della famiglia.

Accettare, in concreto e per davvero, che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione, che è un dovere proteggere le vittime e perseguire i colpevoli, che è giusta la definizione di genere, descritta come “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”, significa interrompere il processo di islamizzazione che connota ormai la società turca sotto la guida di Erdogan e del partito conservatore. Il presidente, coerente nella sua ambiguità, ha  firmato la Convenzione nel 2011, quando era primo ministro, e di recente in occasione dell’8 marzo, ha condannato “ogni forma di violenza o costrizione fisica e psicologica” nei confronti delle donne, definendole un “crimine contro l’umanità”. Parole, soltanto parole perché circa due settimane dopo ha decretato il ritiro dalla Convenzione!

 “Non è necessario cercare rimedi esterni o imitare gli altri per questo obiettivo fondamentale (eliminazione del femminicidio ndr.) La soluzione invece è nelle nostre tradizioni e costumi, in noi stessi” ha dichiarato Il vicepresidente turco , esponente del gruppo conservatore del paese, ritenendo che la Convenzione danneggia l’unità familiare, incoraggia il divorzio e  i suoi riferimenti all’uguaglianza venivano strumentalizzati dalla comunità Lgbt.

D’altra parte, in barba alla laicità di Ataturk , molti diritti in Turchia sono venuti meno : oltre alla parità di genere sono caduti,  a uno a uno, la  libertà di espressione, la libertà di stampa, la libertà d’impresa per concentrare sempre di più il potere nelle mani del nuovo sultano di Ankara. Ci chiediamo come l’ Unione Europea possa accettare un’azione  del genere che la dice lunga sulla volontà politica della Turchia di abbracciare i valori occidentali e rispettare i diritti umani che fanno parte della cultura e delle storiche battaglie europee. L’augurio è che si avvii una riflessione seria sui rapporti con la Turchia e sulle modalità con cui l’Unione Europea vuole continuare a interloquire con un Paese che dimostra di essere lontano anni luce dai principi delle democrazie occidentali.

PER APPROFONDIRE

Stralci del testo della Convenzione di Istanbul  (da  www.coe.int/conventionviolenceconventionviolence@coe.int)

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica rappresenta il trattato internazionale di più ampia portata per affrontare questa grave forma di violazione dei diritti umani. Si propone di conseguire l’obiettivo di tolleranza zero verso questo tipo di violenza e costituisce un ulteriore significativo passo avanti per una migliore sensibilizzazione a tale problema e per rendere più sicura la vita delle donne all’interno e all’esterno dei confini europei.

■Prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire penalmente i loro aggressori sono i cardini della Convenzione. Il testo mira inoltre a cambiare i cuori e le menti delle persone, esortando tutti i membri della società, e in particolare gli uomini e i ragazzi, a mutare atteggia-mento. In sostanza, è un rinnovato invito a promuovere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini, poiché la violenza sulle donne ha profonde radici nella disparità tra i sessi all’interno della società ed è perpetuata da una cultura che tollera e giustifica la violenza di genere e si rifiuta di riconoscerla come un problema

La Convenzione riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. Ne consegue che gli Stati sono ritenuti responsabili se non garantiscono risposte adeguate per prevenire tale violenza.

■Si tratta del primo trattato internazionale contenente una definizione di genere che propone una distinzione tra uomini e donne non più unicamente basata sulle loro differenze biologiche, ma concepita anche secondo categorie socialmente costruite, che assegnano ai due sessi ruoli e comportamenti distinti. Gli studi hanno dimostrato che certi ruoli e comportamenti possono contribuire a rendere accettabile la violenza sulle donne.

■La Convenzione individua una serie di nuove tipologie di reato, quali le mutilazioni genitali femminili, il matrimonio forzato, gli atti persecutori (stalking), l’aborto forzato e la sterilizzazione forzata. Gli Stati dovranno pertanto introdurre nei loro ordinamenti nuove e importanti fattispecie di reato che ancora non erano contemplate nei loro sistemi giuridici.

■La Convenzione stimola la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli organi e servizi pertinenti, affinché la violenza sulle donne e la violenza domestica siano affrontate in maniera coordinata. Invita quindi gli enti e le ONG a non operare singolarmente, ma a elaborare dei protocolli di cooperazione.