LEGAMBIENTE INTERVIENE SUL DIBATTITO DEL NUOVO OSPEDALE (Ospitiamo e condividiamo)

Alla luce del dibattito che si è aperto nella nostra città, Legambiente Teramo intende fornire il suo contributo di idee con l’obiettivo di allargare la partecipazione della cittadinanza su un tema così importante come quello della salute, che sta coinvolgendo le forze politiche sociali e le istituzioni locali. Troppe volte, nella recente storia della nostra città, sono state prese decisioni poco lungimiranti, ma determinanti per la vita economica, commerciale e culturale, come la delocalizzazione di servizi strategici, non fuori le mura, ma a chilometri di distanza.

* * * Che fare? La sanità post pandemia a un bivio “La dura lezione della pandemia da covid – sostiene il Comitato Scientifico Nazionale di Legambiente – richiama a una verità negata negli ultimi decenni: il sistema sanitario, pubblico e universale, non è solo una conquista sociale da difendere, è anche una infrastruttura sottostante e necessaria per lo sviluppo, e lo è in particolare nella componente che si occupa di prevenzione e vigilanza sanitaria, perché la prevenzione sanitaria migliora il benessere delle comunità e la solidità dell’edificio socio-economico, previene rischi epidemici così come le patologie non trasmissibili, e ne fanno parte, a pieno titolo, la lotta agli inquinamenti e agli effetti dei cambiamenti climatici, così come le scelte che presidiano i nostri stili di vita, di mobilità e di consumo.

L’approccio deve essere differente e inclusivo di salute umana, salute degli animali, stato dell’ambiente sintetizzato con l’espressione universalmente riconosciuta come One Health, ovvero una visione interdisciplinare di salute globale”. Ecco che discutere di sanità è oltremodo importante, tenendo conto che la sanità abruzzese attraversa una fase di profonda ristrutturazione a partire dal sistema ospedale: dalla riorganizzazione e miglioramento dei suoi servizi interni che attengono alla gestione strettamente sanitaria (contenuti), alla sua organizzazione in moderne strutture presenti sul territorio (contenitori).

La Regione Abruzzo ha varato un piano per la rete ospedaliera regionale che prevede che l’ospedale provinciale di Teramo, attualmente ubicato nel capoluogo, nel quartiere collinare di Villa Mosca, potrà contare su una rete di presidi ospedalieri minori da riqualificare come Atri, Giulianova e S. Omero, oltre alla implementazione di più piccole e mirate comunità terapeutiche, riabilitative e assistenziali diffuse sul territorio. E’ una ristrutturazione che arriva in un momento cruciale per la sanità teramana qualificata con poche luci e molte ombre dall’Agenzia Nazionale della Salute (AGENAS), nel generale gap tra il Nord e il Sud.

In questa nuova ottica e con gli investimenti che si prevedono, spostare il dibattito sulle possibili diverse localizzazioni dell’ospedale di Teramo finisce per distrarre l’attenzione sulle finalità urgenti in termini di efficienza e miglioramento dei servizi alla salute, per porre le strutture sanitarie teramane su un piano di eccellenza, come pure in certi casi hanno dimostrato di saper essere. Tutti conosciamo la problematica delle liste di attesa e la prassi di emigrare in altri regioni che hanno un sistema sanitario più efficiente. Inoltre, gli stessi addetti ai lavori richiedono da tempo un numero maggiore di medici e infermieri e maggiormente specializzati. Pertanto, è bene dare segnali positivi da subito in questo senso e investire sulle persone, sui percorsi formativi e di aggiornamento, a partire dalla medicina di base.

* * * Quale pianificazione territoriale, qualità edilizia e sicurezza? In relazione alla realizzazione di un ospedale provinciale da costruire ex novo in sostituzione dell’attuale Mazzini, non vediamo manifestarsi con chiarezza un procedimento decisionale supportato da analisi, approfondimenti e studi multidisciplinari che la portata del problema richiederebbe, a partire dalla ASL di Teramo. Ci dobbiamo accontentare di punti di vista parziali, di prese di posizione non documentate su improbabili nuove localizzazioni e di una irrazionale e appagante fiducia nel nuovo?

Come risulta dai documenti ufficiali della ASL, dal punto di vista edilizio e impiantistico sarebbero stati individuati i punti deboli dell’attuale presidio ospedaliero: “Mancanza di spazi adeguati a garantire un efficace sistema di emergenza”; “Vulnerabilità sismica del Lotto 2”. Dalle dichiarazioni della dirigenza ASL, inoltre, si argomenta in favore della costruzione di una nuova struttura ospedaliera, derivante “…dalle evidenti criticità dell’attuale edificio ospedaliero che, vecchio di 50 anni, soffre di vulnerabilità sismica (limitatamente al Lotto 2 – n.d.r), non è perfettamente adeguabile alle attuali normative antincendio e presenta delle difficoltà logistiche tali da non riuscire neppure a contenere le nuove tecnologie di cui la ASL pur si sta dotando. Ad esempio, per ospitare la nuova Risonanza Magnetica, si sono dovute abbattere e poi ricostruire le porte della Radiologia, con gravi disagi per i pazienti”.

Non c’è dubbio che occorra dare soluzione a queste problematiche con rapidità ed efficienza, ma abbiamo forti dubbi che si debba farlo attraverso la costruzione di un nuovo edificio urbanizzando nuove zone agricole. L’area dell’attuale ospedale Mazzini, secondo noi, per la sua ampia superficie disponibile, si presta bene a mettere in atto una rigenerazione urbanistica e architettonica, come varie strutture ospedaliere storiche in Italia hanno saputo fare e che oggi rappresentano eccellenze sanitarie, al Nord come al Sud.

Inoltre, le Linee Guida approvate dalla Regione Abruzzo fissano gli obiettivi di pianificazione territoriale “sostenibile” per la redazione della nuova disciplina regionale in materia urbanistica ed edilizia che dovrà tenere conto di determinate priorità come: garantire il corretto uso e la tutela delle risorse territoriali, ambientali e paesaggistiche; assumere il principio del contenimento del consumo dei suoli; migliorare la qualità urbana promuovendo la perequazione e la compensazione urbanistica; tutelare le aree agricole di rilevanza ambientale.

Queste priorità sono anche le nostre priorità, ma dobbiamo qui ricordare che nel passato sono state costruite strutture che poi sono state abbandonate, alcune senza mai entrare in funzione. Gli esempi negativi sono proprio rappresentati da alcuni immobili di proprietà della ASL di Teramo: le strutture abbandonate e ormai fatiscenti in contrada Casalena, oppure il grande complesso edilizio dell’Ospedale Psichiatrico S. Antonio tenuto per decenni in stato di abbandono, così come l’Ospitaletto di Porta Romana ed ora anche il Centro Diurno di Fonte della Noce.

L’Azienda Sanitaria Locale è un soggetto tecnico che risponde ad un committente che sono i cittadini, attraverso gli organismi della democrazia rappresentativa, ma anche attraverso le espressioni non-formali della cittadinanza attiva. Questo è il motivo per cui abbiamo condiviso il dibattito aperto dal Coordinamento dei Comitati di Quartiere che “auspica la possibilità che le somme destinate costituiscano una parte considerevole dell’importo necessario alla realizzazione della nuova struttura nell’area del Mazzini, attraverso un riadattamento, una riqualificazione ed ampliamento dell’esistente”. Ad oggi, sono oltre 6.000 le firme raccolte dal Comitato cittadino a difesa dell’ospedale Mazzini con le numerose associazioni che perseguono il compito di portare il dibattito ai livelli più capillari della società.

* * * Contro la delocalizzazione dei servizi, per la tutela del suolo e del paesaggio L’ipotesi della dislocazione fuori città dei servizi sanitari rappresenta una disarticolazione delle funzioni urbane i cui effetti negativi sono già stati sperimentati nella nostra città, di recente, in almeno due casi: la realizzazione del centro commerciale Gran Sasso, che ha causato lo svuotamento di numerose attività nella cerchia urbana, oltre a generare un impoverimento dello stesso tessuto economico e sociale della città; la dislocazione della sede universitaria lontano dal centro urbano, che ha ridimensionato la stessa vocazione di Teramo come città “universitaria”. Troppe volte decisioni solitarie hanno portato a realizzazioni parziali, inadeguate e a volte inutili o poco sostenibili. Una frenesia edificatoria che piuttosto che modernizzare la nostra città ne destruttura ogni possibilità di integrazione, di “ricucitura” delle connessioni, che ne costituisce storia, identità e vocazione.

Rimane ferma la filosofia di fondo di Legambiente per il consumo di suolo zero. Ogni anno in Italia aumenta l’occupazione e la cementificazione del territorio: nel 2020 sono stati 51,7 i Km2 di suolo sacrificato ai centri commerciali, alla logistica, ai capannoni industriali, nonostante altri centri commerciali, altri autoporti e altri capannoni, magari in Comuni limitrofi, vengano abbandonati. Di recente il Comune di Teramo ha intrapreso una lodevole iniziativa di partecipazione.

IDEATE – Per Teramo città capoluogo, che si è tradotta in una vasta raccolta di idee per il futuro della città per la quale sono stati coinvolte le associazioni e i comitati di quartiere, gli ordini professionali, l’università, le forze economiche e sociali, i singoli cittadini per una sana democrazia partecipata. Ci aspettiamo che quelle idee, a volte veri progetti, semplici proposte e intuizioni non vengano relegate in un cassetto. Le stesse scelte sul futuro della sanità teramana devono potersi beneficiare di una ampia discussione e confronto ai massimi livelli con le istanze e i soggetti del mondo sanitario, dell’urbanistica, del sociale, del lavoro e della cultura. Solo così la città si nutre, respira e diventa protagonista del cambiamento e sappiamo bene quanto Teramo capoluogo ne abbia bisogno per non restare prigioniera di arretrate logiche partitiche o localistiche.

La Presidente di Legambiente Teramo prof.ssa Giovanna Cortellini

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