Tradizione e innovazione: due parole in contraddizione?

Tradizione e innovazione: due parole in contraddizione?

Queste due Parole secondo voi possono mai andare d’accordo? O potrebbero risuonare
come un paradosso: può mai qualcosa di innovativo andare a braccetto con ciò che è
definito tradizionale? Per non rischiare di generalizzare vorrei racchiudere questa
conversazione nell’ambito sanitario e farmaceutico, dove mi sento più a mio agio (e
vorrei che anche voi vi sentiste tali!)Giorni fa ho partecipato ad un Webinar sui farmaci innovativi: una bella e vivace carrellata
di interventi dal carattere medico – farmaceutico ed economico che avevano, come oggetto di discussione, la potenzialità e sostenibilità di tali farmaci.

Ho apprezzato lo sforzo dei relatori di semplificare al massimo i loro interventi per renderli agili anche per chi non sia proprio esperto del settore: si è parlato di RETI, di risorse economiche, di RICERCA, di nuove cure (soprattutto a carattere oncologico );
hanno parlato medici, dirigenti, farmacisti ospedalieri ed economisti …Questo perchè,
sempre più L’AMBITO DELLA CURA è davvero multidisciplinare: cioè o LO E’ – ed è vincente – o non lo è. Sicuramente in questo dialogo c’era tanta innovazione – ad esempio si è parlato di una ricerca farmaceutica attiva e – a mio avviso, anche tanta tradizione: e per tradizione intendo quell’attenzione alla persona, alla cura che sono al cuore dei principi del nostro servizio sanitario nazionale .

Innovazione e Tradizione: alcuni giorni fa un c o n o s c e n t e  m i  h a  c h i e s t o  m o l t o
spontaneamente “Ma esiste davvero qualcosa in comune tra medicina orientale e
occidentale?” Mi sono ritrovata a dire con altrettanta spontaneità – Sì –
Non conosciamo a menadito tutta la storia: ma posso testimoniare, per quel poco che ho
potuto approfondire, che è molto di più cio’ che unisce di ciò che ci divide: senz’altro in comune c’è la centralità della Persona: che poi la cura sia approcciata da punti di vista o meglio da prospettive diverse, beh è frutto di fattori culturali, di una storia, di tradizioni diverse -ma sempre di tradizioni.

I nostri antichi medici padri della medicina occidentale sono molto più vicini ai maestri orientali di quanto possiamo rendercene conto: il binomio salute-malattia
non è un antinomia bensì un unicum dinamico che sempre più andiamo scoprendo (pensiamo per esempio all’evoluzione del concetto di SALUTE elaborato dalla stessa OMS –
organizzazione mondiale della sanità dalla sua fondazione fino ai nostri tempi con
l’introduzione ad esempio nella definizione del 1986 ispirata al senso di coerenza ).

Il cammino della Cura è un cammino arduo: a volte ignoto, rischioso, senza luce (pensiamo a questo momento particolare dove di nuovo i contagi da Covid stanno risalendo); occorre
una consapevolezza nuova – che sappia assumere la complessità in cui viviamo e allo
stesso tempo, abbracci la categoria della prossimità: perchè l’innovazione porti quella
speranza di cui la tradizione è stata testimone.
“Tutti noi speriamo in qualcosa. Ma il malato spera più di ogni altro. E sono le parole il mezzo più importante per infondere speranza: parole empatiche, di
conforto, fiducia, motivazione…”(“La speranza è un farmaco:come le parole possono vincere la malattia”, Fabrizio Benedetti, ed. Mondadori).

Anna Ramogida, omeopata