Aspettando Clarence

Aspettando Clarence

Come quasi ogni anno, a Natale, la tv ripropone il magnifico film di Frank Capra, targato 1946 , La vita è meravigliosa, dove un disperato George Bailey, onesto e sfortunato, in difficoltà economiche, decide, proprio la notte di Natale, di togliersi la vita. Sarà però salvato dal suo angelo custode, Clarence, che gli mostra come la vita sarebbe stata più brutta e misera se lui, George, non fosse mai nato e gli fa così comprendere il valore di ogni singola esistenza.

George può vedere come sarebbe stata la sua cittadina, non piu’ allegra, semplice, familiare, ma caotica, dissoluta, meschina…lungo la Main street non ci sono più l’emporio, la pasticceria, il barbiere, la piccola Banca Prestiti, ma una serie ininterrotta di locali equivoci, bar pieni di gente violenta e ubriaca, pronta ad azzuffarsi alla minima provocazione….un quadro desolante che però non mi era nuovo, perché, con tristezza, mi ricordava molte zone della nostra Teramo, dove ormai ogni decoro è scomparso da tempo, e regnano solo squallore e degrado.

Certo, la città è in sofferenza dai tempi dei terremoti, ci sono intere strade del centro storico disabitate chissà ancora per quanto, negozi e negozietti che chiudono uno dopo l’altro, e su tutto questo fioriscono bar e birrerie, in ogni buchetto qualcuno sta bevendo a gogò, mangiando terribili stuzzichini e tutto sotto una cappa di suoni elettronici che definire musica sarebbe veramente troppo. Nelle ultime settimane l’orgia si è placata, sarà per il natale, sarà per il covid, o forse per qualche provvidenziale intervento delle forze dell’ordine, ma non mi faccio illusioni: tra un po’ rivedremo squadroni di ragazzi e ragazzini, spavaldi all’assalto della birra nei supermercati, o sfrontati con  in mano gli shottini, drink da bere in un colpo solo, che i locali cinicamente vendono a prezzi stracciati, anche ad un solo euro. Sono costi accessibili con la paghetta settimanale, e così molti cominciano a 12 anni, perché bere è un lubrificante sociale, abbatte le inibizioni, integra nei gruppi, insomma facilita le relazioni, anche se il rischio è quello di procurarsi danni permanenti visto che l’alcool è difficile da metabolizzare, specie nei soggetti giovani.

Sto cercando di ricordare cosa facevamo noi da ragazzi, cioè secoli fa, e mi vengono in mente il cinema, le passeggiate per incontrare gli amici, le sale giochi, le feste in casa, e, perché no, anche le uscite con i genitori… tutta roba morta e sepolta e che nessuno vuole risuscitare, meno che mai i genitori, quasi sempre convinti che lo sballo riguardi solo i figli degli altri, e comunque essi stessi impegnati con le serie tv o altre amenità.

Come andrà a finire? Temo come sempre: a pagare saranno i soggetti più deboli, quelli che si rovineranno il fegato, quelli che resteranno ai margini della vita culturale, economica, gli sbandati di ogni generazione, solo che stavolta, penso, saranno molti, molti di più, perché la vita non è come nei film, e magari Clarence proprio non può venire ad aiutarci.

Lucy cinefila