Le Dame di carità. Quattro secoli di volontariato vincenziano

Le Dame di carità. Quattro secoli di volontariato vincenziano

Vincenzo De’ Paoli (De Paul o Depaul) nacque a Pouy (oggi Saint Vincent de Paul) il 24 aprile 1581, terzo figlio di contadini. Il padre lo indirizzò verso la carriera ecclesiastica, che era l’unico modo di promozione sociale per le classi povere. Dopo l’ordinazione sacerdotale diventò cappellano della nobile famiglia De Gondi, e proprio visitando il feudo di quel signore venne a contatto con la miseria materiale e spirituale dei contadini.


In quel periodo tutta l’Europa era attraversata da una grave crisi economica, iniziata verso la fine del ‘500 e aggravatasi nella seconda decade del ‘600. Il 1617 e ’18 una sfavorevole congiuntura climatica provocò una gravissima carestia; le campagne non venivano coltivate per mancanza di mano d’opera, i generi alimentari scarseggiavano e i prezzi salivano alle stelle, con conseguenze prevedibili: mortalità elevata, indebolimento delle difese organiche e minore resistenza alle epidemie, pauperismo.


Il contatto con le sofferenze dei poveri, che peraltro non trovavano sostegno in un clero ignorante e inadeguato, provocò un mutamento radicale nell’animo di Vincenzo, il quale da quel momento decise di dedicarsi completamente al servizio dei poveri. L’inizio della sua missione caritativa si deve rintracciare nella predica di Folleville, che segna l’inizio del suo apostolato, in cui invitava alla confessione generale ed esortava i fedeli ad aiutare i poveri. Rivolgendosi ai presenti, li invitò alla carità verso i più poveri e ottenne una risposta tento generosa , che gli diede l’ispirazione di riunire alcune persone in una Confraternita della Carità.

Il 23 agosto 1617 nacque la Compagnia della Carità, con lo scopo di alleviare la povertà sia materiale sia spirituale. L’invito era rivolto a uomini e donne, ma furono le donne a rispondere con entusiasmo alla chiamata di Vincenzo. Nacquero così le “Compagnie della Carità”, più tardi, nel 1629, “Dame della carità”.
Nel 1625 fondò la Congregazione della Missione e si interessò anche alla formazione del clero, che spesso era ignorante, organizzando ritiri e fondando seminari dove venivano accolti non i ragazzi, come nei seminari tridentini, ma persone mature che avevano già studiato o avrebbero studiato teologia. Nel 1633, poiché si erano moltiplicate le Compagnie, pensò di affiancare le Dame con una comunità femminile che si dedicasse a tempo pieno all’assistenza dei poveri, fondò così le Figlie della Carità. Nella sua missione caritativa ebbe come alleata e collaboratrice instancabile, capace di cogliere l’orientamento della sua ispirazione, Luisa di Marillac (1531-1660).


Dopo il 1633, a causa della guerra e della diffusione della peste, s’incrementò l’attività dei vincenziani, che operarono come cappellani militari e in soccorso della popolazione, mentre le Figlie della Carità entrarono negli ospedali e iniziarono a occuparsi dei bambini abbandonati.


I principi ispiratori di Vincenzo erano la volontà di Dio, l’umiltà, l’indissolubilità di amore di Dio e amore del prossimo. L’amore di Dio è per lui una realtà dinamica, si deve tradurre in azione altrimenti è inutile. Questo porta alla regola fondamentale del vincenziano: vedere Cristo nei poveri e santificarsi mediante l’esercizio della carità personale, anche condividendone la condizione degli ultimi.
L’impegno verso i poveri si è protratto attraverso quattro secoli, ad opera delle comunità vincenziane diffuse in tutto il mondo.

Nel 1833 il messaggio di S. Vincenzo è stato riproposto da Federico Ozanam, che ha fondato la “Società San Vincenzo de Paoli”. L’associazione si estese rapidamente in Francia e fuori, in Europa, in America e anche in Turchia. Nel 1845 fu riconosciuta ufficialmente con un “Breve pontificio” di Gregorio XVI. La Società comprende le Dame della carità, e anche gruppi maschili che operano sul modello delle Dame. In età moderna si configura come una associazione cattolica laica, che opera nelle parrocchie e ha lo scopo di aiutare, sia materialmente sia spiritualmente, i meno fortunati: poveri, malati, carcerati, persone sole, stranieri. Si contraddistingue per la semplicità, l’amicizia, la fede operante e la praticità. Si struttura in “conferenze di carità” si basa su alcuni principi: riconoscimento dell’autorità della Chiesa e collegamento con le Figlie della carità; elevazione spirituale degli aderenti e degli assistiti; collegialità delle decisioni.


L’associazione, pur mantenendosi fedele allo spirito del fondatore, si è adeguata al cambiamento dei tempi: nel 1971 è stato approvato un nuovo statuto e il nome tradizionale è stato sostituito con la nuova denominazione di “Gruppi di Volontariato Vincenziano” GVV. Le volontarie sono chiamata ad incontri di riflessione e formazione e perseguono, accanto a quelli storici, nuovi valori: promozione della famiglia. valorizzazione della persona, aiuto contro ingiustizie e vessazioni, rispetto dei diritti fondamentali delle persone.


Il primo nucleo delle Dame della Carità in Abruzzo venne creato a Teramo nel 1860, per impulso di suor Vincenza Izard, superiora delle Suore della Carità , che per circa tre decenni si dedicò instancabilmente alla promozione dei gruppi di volontarie; izialmente le Dame non avevano una sede propria, perciò furono ospitate presso l’Ospedale Manicomiale di S. Antonio Abate, dove operavano le Suore della Carità, le Cappellone, e vi mantennero la sede fino al 1978, quando la struttura venne chiusa. Per il finanziamento delle opere di beneficenza le Dame iniziarono a reperire fondi rivolgendosi ai soci del Circolo Teramano, fondato negli stessi anni, dove hanno continuato a organizzare manifestazioni fino al terremoto del 2009.

Per impulso della presidente Memena Feleppa l’attività delle vincenziane si estese anche ai degenti dell’ospedale che non avevano parenti; perciò le volontarie fecero un corso di formazione , così nacque l’AVULSS). Oggi a Teramo operano 6 gruppi di volontarie, che operano presso le parrocchie: Duomo, Carmine, S. Antonio, Sacro Cuore, Cona, Colleatterrato/Cartecchio

L’immagine è una tela d’altare che rappresenta “San Vincenzo De’ Paoli in gloria”

Autore: Francesco De Mura (Napoli 1696, Napoli 1782)