La maggior parte delle cose nelle quali crediamo oggi non sono vere

Il titolo è un’affermazione forte, vero? Se me lo avesse detto qualcuno 10 anni fa, avrei pensato che era uno che stava un po’ fuori: io sapevo ben distinguere quello che era vero da quello che non lo era.Eppure nel tempo, strato dopo strato, la maggior parte delle cose nelle quali credevo dieci anni fa, hanno perso la loro consistenza e veridicità. Ma a quali cose mi riferisco? Mi riferisco a tutte quelle convinzioni che avevo, e che – senza che io ne fossi consapevole – mi tenevano in una gabbia mentale che aveva creato a sua volta una gabbia reale nella mia vita. Per esempio credevo che il lavoro fisso fosse una benedizione, mentre ho scoperto che per molti è una trappola. Oppure credevo che l’invecchiamento e le malattie fossero processi inesorabili, implacabili, spietati. Oggi so che non è proprio così e che io posso fare moltissimo per poter dire che ogni anno che passa mi sento meglio dell’anno precedente. (Ho quasi 50 anni). E questi sono solo due esempi.

Quello che ho capito è che la vita semplicemente ci appare in base a quello che noi crediamo, a quello che hanno creduto i nostri genitori ed educatori, in base alle persone che abbiamo frequentato e a quello che abbiamo letto, studiato, visto in tv e nella vita. La vita corrisponde alle nostre credenze più profonde, a quelle ancorate dentro di noi da una ripetizione continua e regolare negli anni. 
Cosa ha fatto sì che io cambiassi prospettiva? E che anziché – per esempio – continuare ad entrare e uscire da studi medici ed ospedali (come mi accadeva dieci anni fa) adesso veda un medico forse una volta l’anno? 
La mia vita è cambiata quando ho cominciato a fare un esercizio costante e prolungato di silenzio interiore: una disciplina nella quale si porta la mente a lasciar andare pensieri, immagini, preoccupazioni, tensioni, giudizi, etc, per riportare sempre l’attenzione sull’attimo presente, quell’hic et nunc ereditato dai latini. Sto pelando una carota? Sarò completamente concentrata su questa azione, senza pensare se un attimo dopo la carota vada tagliata, messa al forno o in padella. Adesso pelo con tutta la mia attenzione questa carota. E se un pensiero mi dice “ehilà, sbrigati, che gli ospiti arrivano fra un’ora”? “Bene, io gli dirò “caro pensiero, ti vedo, ti rispetto, ma ti lascio scorrere via”. E perché – a voler essere anche concreti – lo lascio scorrere via? Perché così sarò molto più efficiente. Se quando pelo una carota sono al 100% in quell’azione, il mio risultato sarà perfetto e più veloce che se lo facessi pensando ad altro. Inoltre non correrò il rischio di farmi male, etc. 
Insomma quella parte della mia mente che mi aveva suggerito di sbrigarmi è un’imbrogliona? Già, lo è. Un’ingannatrice subdola e beffarda. Si prende gioco di noi da sempre. Già sentito dire “attento, la mente mente”? 
E se mentisse solo sugli ospiti e le carote, il danno sarebbe relativo, il fatto è che mente sul lavoro che scegliamo, sulla nostra salute, sulle nostre relazioni, sulla nostra vita, sulla nostra felicità! 

E se c’è un qualche motivo per cui qualcuno oggi non si sente bene, stia sicuro che c’è un’ottima probabilità che questo dipenda esclusivamente dalle bugie o false interpretazioni della sua mente. E come fare a separarsi da esse? 
Osservandole, e dicendo loro “vi vedo, so che siete l’impalcatura su cui ho costruito la mia vita, ma sono disposto a staccarmi da voi, se siete vere e solide, so che tornerete a ricomporvi nella mia vita, altrimenti è bene che io vi veda scivolare via, come barchette su un fiume. Ed è lì che vi metto, ogni volta che mi accorgo di agire in base ad una di voi, care idee, care convinzioni, care opinioni, care credenze e care certezze vi prendo e vi adagio sulla barchetta. Voglio creare il vuoto dentro di me, lo spazio dove possa manifestarsi la verità, se ne esiste una…”.

Diceva Eraclito: non dire che cerchi la verità, se non sei disposto a trovare quello che non ti aspettavi. Diceva Gesù: scoprirete la verità e la verità vi renderà liberi.
Forse lo sapevano anche loro che la mente mente? 

Maria Chiara Di Taranto