Valutazioni più eque sulla Presidente del Consiglio

Mi soffermo su alcuni giudizi beffardamente ostili che sento ripetere nei talk show sulla presidente Giorgia Meloni:

  • Sta troppo all’estero e non si occupa degli affari italiani. È vero che viaggia in giro per il mondo, ma io credo che sia un titolo di merito, perché l’Italia deve soprattutto recuperare in credibilità e fiducia all’estero puntando alle ricadute interne. Non avendo la forza del potere economico e militare, e neanche quello politico di membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU, deve puntare sulle relazioni, sulla diplomazia, sull’eccellenza dell’artigianato, sul patrimonio di bellezza della nostra nazione. È ciò che sta cercando di fare la Meloni, tessendo  e ritessendo rapporti favorevoli in Europa, ad Est, a Sud, e Ovest del mondo.
  • Si è scelta compagni di partito incapaci e una maggioranza divisa. Questa è una critica che si attaglia a entrambi i poli e più in generale all’architettura della vita politica non solo italiana. Se la legge elettorale mira all’alternanza tra due maggioranze, è indispensabile per ciascuna di esse riuscire a negoziare tra differenze, per raccogliere i partiti meno conflittuali in una coalizione che abbia speranza di vittoria. Nel caso della Meloni, le ‘sparate’ di Salvini sono un vulnus all’unità della coalizione, sempre da ricucire a fatica, benché  sinora e per interesse,  la maggioranza si è sempre ricompattata nei momenti decisivi.
  • È soggetta a Trump. Che l’Italia sia nell’alleanza atlantica e che in essa l’asse portante siano gli USA è un dato per ogni governo italiano. È soggetta a Trump? Piuttosto tra Putin e Trump ha confermato la scelta e le tocca lavorare di ricamo per mantenere il buon rapporto per parare i colpi trumpiani sin dove sarà possibile. La Presidente, proprio per riuscire a posizionarsi in maniera il più possibile autonoma deve mantenere una prudente distanza dalle reazioni immediate, saper attendere gli sviluppi degli eventi e cogliere le migliori opportunità. Benché gli stereotipi lamentino l’irruenza e la nevrastenia delle donne, la Meloni  sta dimostrando un buon autocontrollo e anche tempismo nelle strategie degli scambi favorevoli o comunque meno dannosi per la nazione.
  • Non compie scelte in sintonia con l’Europa. È importante restare fortemente legati tra paesi europei, giacché è evidente che altrimenti, agendo singolarmente, tutti sarebbero destinati al fallimento, compresi i più forti. Tuttavia l’Europa unita finora è stata a forte dominio franco-tedesco e per riconquistare un posto e un ruolo all’Italia bisogna sfruttare qualche occasione che costringa le nazioni più potenti a confrontarsi alla pari. Non sappiamo se la Meloni riuscirà negli obiettivi che si propone, ma sarebbe opportuno non ostacolarla preventivamente; magari condividere l’obiettivo di fondo e offrire contributi liberi, di critica costruttiva. Sarà poi la storia a dirci se e in che misura è stata sbagliata o indovinata la strategia.
  • Si nasconde e non viene in Parlamento a riferire. Sappiamo bene che la nostra è una democrazia parlamentare e saltare il Parlamento mette a rischio la democrazia. Tuttavia, bisogna riconoscere che la nobiltà di questa istituzione è notevolmente corrosa nell’immaginario della gente. Stiamo assistendo a scontri continui, carichi di comportamenti e parole che non vorremmo ascoltare dai rappresentanti detti “onorevoli”. Se per i rappresentanti del governo presentarsi al Parlamento è un dovere  inderogabile, non si può però negare la pena di sedute spesso infruttuose con opposizioni che reagiscono denigrando, insultando, umiliando e negando ogni spiraglio di speranza.
  • È una donna inutile alla rivoluzione femminista. Per la prima volta nella storia della Repubblica una donna giovane e volitiva guida la nostra nazione, il che dovrebbe inorgoglirci. Eppure sembra che si sia acuito il clima di litigiosità fino alla volgarità. La presenza femminile non ha affatto contribuito a creare un clima più disteso tra maggioranza e opposizione. Purtroppo le donne ci mettono del loro, aggiungendo carne al fuoco (due per tutte: Elly Schlein: “Non ci serve una premier donna se non fa niente per le donne“, Vittoria Baldino: “È lei la vera bugiarda. È codarda e bugiarda“).

Sulle spalle di una ragazza (almeno per noi ultrasettantenni) ricade il carico del governo di una nazione, piccola ma non insignificante nel consesso internazionale. Come donne, anche stando all’opposizione, dovremmo rallegrarci di aver sfondato il tetto di cristallo e testimoniare di aver superato litigi e invidie pregiudiziali. Da parte mia, ho gioito di una Presidente donna, il che non significa che sottoscrivo ogni cosa che fa. È che ho sempre sostenuto l’importanza che le donne facciano politica perché la convivenza sia davvero democratica. Non voglio negare perciò gli auguri a colei che in questa fase storica deve  condurre la nave in un mare geopolitico più che tempestoso. Talvolta persino prego per lei.

                      Giulia Paola Di Nicola