30 maggio – 1 giugno 2025.
Sono state circa settantamila le presenze tra papà, mamme, nonni, bambini, parenti e pellegrini provenienti
da ogni angolo del mondo, che hanno animato Roma e Città Del Vaticano nella tre giorni di convegni,
dibattiti, momenti spirituali, iniziative ludiche ed aspetti pastorali e socio – politici, specificamente dedicati alla
‘figura’ della famiglia, che si sono svolti dal 30 maggio al primo giugno scorsi, nell’ambito dell’Anno Santo
2025.
E’ stata una festa ‘delle buone relazioni’, che fanno vivere e danno speranza alla Chiesa e al Mondo, iniziata
con il pellegrinaggio verso la Porta Santa e conclusasi con la messa presieduta dal Santo Padre, Leone XIV,
in una Piazza San Pietro gremita di fedeli.
Come per l’intero Giubileo, anche in questo rivolto alla ‘famiglia’, il tema centrale è stato quello della
speranza, perché questa, in modo diretto o indiretto, si concretizza in ogni aspetto che riguarda la vita di una
famiglia, nell’intero arco della giornata, dal risveglio al rientro a casa dopo il lavoro, ed abbraccia la relazione
con i figli ed il ‘noi’ di coppia, ma anche il rapporto con gli anziani e con gli amici che, in qualche modo, fanno
‘famiglia’.
Questa è infatti è il primo e più potente motore di relazioni, luogo nel quale si costruiscono i valori umani,
spirituali e civili più profondi ed essenziali. La famiglia, però, com’è stato ribadito durante il convegno
dedicato al ‘Family Global Compact’, progetto formativo promosso dal ‘Dicastero laici, famiglia e vita’, può e
deve avere anche un significativo impatto sociale, far sentire all’esterno la propria voce, facendosi
promotrice, attraverso associazioni ed incontri, di progetti formativi e pastorali, portando con sé le proprie
esperienze di vita e tramandandole ad altre famiglie.
Non si può pensare, altrimenti, a progetti a favore di queste ultime. “L’associazionismo famigliare – è stato
detto – deve porsi a modello ed alternativa in un mondo che mette al centro l’individuo e non il gruppo,
costituendo laboratori di vita democratica e partecipazione civica”.
In questo ‘Giubileo delle Famiglie’, si è parlato anche, con molta attenzione, dei più piccoli, nell’incontro ‘La
Chiesa dei Bambini’, promosso dal ‘Dicastero per la Cultura e l’educazione’. “I bambini – si è detto – sono
soggetti vivi ed attivi nella comunità ecclesiale. Non si può pensare alla Chiesa dei bambini come se fosse
un ambito marginale. Questa deve riconoscersi e rinnovarsi continuamente nel volto dei più piccoli. Bisogna
imparare a vedere il mondo con il loro sguardo. Dobbiamo mettere al centro della nostra riflessione coloro
che il mondo odierno troppo spesso considera inutili e ‘senza voce’.“
Nell’omelia tenuta durante la celebrazione eucaristica di domenica primo giugno, giorno conclusivo, il Papa
ha indicato la famiglia quale luogo in cui insieme alla vita si trasmette la fede, permettendo di incontrare
Gesù. Ha detto: “Noi abbiamo ricevuto la vita prima di volerla. Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri
per vivere, poiché da soli non ce l’avremmo fatta. E’ qualcun altro che ci ha salvati, prendendosi cura di noi,
del nostro corpo, come del nostro spirito. Tutti noi viviamo grazie ad una relazione, ovvero di un legame
libero e liberante di umanità e cura vicendevole”. Poi, riferendosi a temi di scottante attualità, ha aggiunto:
“Questa libertà viene, però, spesso tradita ogni volta che viene invocata non per donare la vita ma per
toglierla, non per soccorrere ma per offendere. Gesù continua a pregare per noi, divenendo annuncio di
perdono e riconciliazione. Queste preghiere del Signore danno pieno senso ai momenti luminosi del nostro
volerci bene come genitori, nonni, figli e figlie. Siamo qui per essere ‘uno’ nelle nostre famiglie e nei luoghi
della nostra quotidianità”.
Leone XIV ha poi ribadito che il matrimonio non è un ideale, ma il legame tra uomo e donna ed ha esortato
le coppie ad essere esempio per i propri figli, citando gli sposi Louis e Zèlie Martin e i coniugi romani Luigi e
Maria Beltrami Quattrocchi, beatificati da San Giovanni Paolo II. Ha esortato, poi, i figli ad essere sempre
grati ai genitori per il dono della vita e per tutto ciò che, con essa, viene donato ogni giorno. Agli anziani e ai
nonni, invece, ha raccomandato di vegliare su coloro che amano, con la saggezza e l’esperienza
accumulate negli anni.
Gian Marco Filipponi.