“Pace è una parola che userei con molta cautela.” La frase riassume il senso di questo momento: l’accordo fra Israele e Hamas non inaugura un’era di pace, ma segna soltanto un ritorno precario allo status quo. La violenza si è attenuata, non è finita. La retorica giornalistica può stupire.
Il 9 ottobre Israele e Hamas hanno accettato una tregua mediata dagli Stati Uniti, dal Qatar e dall’Egitto: rilascio di ostaggi, scambio di prigionieri, sospensione dei bombardamenti. È un passo avanti, ma non una soluzione. Hamas non è disarmato, Israele non ha un piano politico per Gaza, e la Striscia resta un territorio distrutto e senza prospettiva.
Dietro i comunicati diplomatici, restano intatte le cause profonde del conflitto: occupazione, sicurezza, riconoscimento reciproco. Nulla di ciò che alimenta l’odio è stato davvero affrontato. Si è semplicemente tornati al “6 ottobre”, a quella violenza cronica che il mondo aveva imparato a tollerare.
La parola “pace” rischia così di diventare una retorica di comodo. Una tregua è un silenzio temporaneo, non una riconciliazione. Eppure, qualcosa di concreto si muove: la cessazione dei bombardamenti consente l’ingresso degli aiuti umanitari, la liberazione di ostaggi, un minimo sollievo ai civili. Ma è una pace che si misura in ore, non in generazioni.
Il mondo arabo osserva con cautela. Qatar, Egitto e Turchia agiscono da mediatori, mentre altri paesi si limitano a garantire stabilità. L’Occidente, distratto, si accontenta di una calma apparente. La guerra scompare dai notiziari, ma non dalla realtà. Mancano il riconoscimento reciproco e i due Stati. Manca infine anche il Nobel a Trump!
Il vero rischio, oggi, è l’assuefazione. Quando le bombe tacciono, smettiamo di ascoltare. Quando i morti non si contano più, ci sembra che non ci siano. “Il livello della violenza viene riportato a quello cui eravamo abituati”, scriveva un osservatore: ed è questa la trappola più pericolosa.
La pace, quella autentica, non è l’assenza del rumore.
È giustizia, riconoscimento, dignità reciproca.
E oggi, a Gaza come in Israele, di pace non c’è ancora traccia.
Attilio Danese
(supporto tecnico con rassegna di siti-web fatta da ChatGPT-24)…