C’è sempre una via …

C’è sempre una via …

Gesti di cura quotidiani

Pochi giorni fa una conoscente, operatore sanitario, mi racconta un episodio recente della sua vita, “una confidenza”: “Stavo attraversando un periodo di grande e prolungato stress lavorativo – improvvisamente la storia di una mia paziente mi fa accendere una luce: erano anni che non facevo dei controlli specifici per noi donne; grazie a lei, che mi risveglia dentro il richiamo al prendermi cura (anche di me), faccio dei controlli e scopro una neoformazione. Viene presa in tempo e vengo operata a stretto giro. Questa storia mi ha insegnato che c’è sempre una via….”

Davvero cara amica c’è sempre una via: ed è personale, unica come lo è ogni essere vivente di questa meravigliosa terra, ad ogni latitudine. Ricordiamoci sempre che “La medicina è per l’uomo e non l’uomo per la medicina” – parafrasando una frase evangelica.

Sempre di più viene in luce questa qualità della cura: che deve essere personalizzata. Per quante via essa percorra o intraprenda e, per raggiungere il successo terapeutico deve essere unica, ad personam. Certamente esistono protocolli (oramai è di senso comune cosa siano, inoltre in tempo di Covid il significato di questo termine medico è divenuto di cultura generale) ma bisogna rispettare la realtà del singolo paziente.

Quanto è importante l’osservazione del malato, e del suo ambiente per sviluppare al meglio quella qualità di empatia che fa di ogni operatore sanitario, il migliore per noi! Bene: ogni atto terapeutico (dal comprarsi un’aspirina, al farsi auscultare le spalle piuttosto che trattare un arto), per guadagnarsi la compliance del paziente, deve possedere questa caratteristica: essere somministrata con un atteggiamento empatico che risvegli il senso di cura che il paziente – a qualunque stadio della sua esistenza – reca in sé.

Allora viene in rilievo che siamo non solo fornitori di un servizio ma anche educatori: risvegliando quelle corde insite in ogni essere umano, quell’istinto unico di sentirsi vivo.

Mi auguro e auguro ad ogni collega di saper suscitare questi sentimenti di cura in ogni paziente che avrà la fortuna di incontrare sulla sua via: il primo bene infatti è l’uomo, la donna, ogni singolo individuo che ogni giorno la vita ci mette davanti. Possiamo essere al contempo 17 ottobre 2021 maestri – di cura – e allievi proprio come è successo alla mia collega, non valgono le “cariche” quando è in gioco la vita e la vera scienza progredisce con umiltà – e, quanto sono umili quei “granulini”1 bianchi impregnati di un qualsiasi rimedio omeopatico? A voi tirare le conclusioni!

AR

(…) “Così come l’efficacia di un farmaco può essere modulata dalle aspettative del paziente, così la bellezza di un vestito firmato può essere modulato dalle aspettative di chi lo guarda” (…) F abrizio Benedetti

1 Per quanto riguarda la loro composizione, i rimedi omeopatici in globuli o in granuli sono formati da una miscela di saccarosio e lattosio in cui nella fase di preparazione è stato impregnato il principio attivo che viene indicato sulla confezione, unitamente alla diluizione stessa. Per ulteriori approfondimenti puoi consultare il sito: https:// www.siomi.it/30-domande-sullomeopatia/

2 “Effetto Placebo breve viaggio tra mente e corpo” Fabrizo Benedetti – Carocci Editore