Dopo la guerra

Dopo la guerra

In questi terribili giorni di guerra tutti seguiamo i notiziari, confusi e spaventati, inorriditi dai morti per strada, dalle case sventrate, dalla interminabile fila dei carrarmati con la minacciosa Z sul fianco, immagini indiscutibili, cose che non possono essere manipolate e contraffatte, trasformate in propaganda, come sempre accade durante i conflitti, e più ancora oggi, con le risorse tecnologiche che abbiamo.

Sì, i bambini morti, i profughi feriti, terrorizzati e intirizziti dal freddo sono veri, le città distrutte sono vere, e nessun accordo, per quanto benvenuto come la manna dal cielo, può cambiare quello che è accaduto, ma solo arrestare ulteriori sciagure. Le opinioni sono varie e contrastanti, ma una cosa è sicura, in poco tempo abbiamo buttato a mare oltre settant’anni di pace, faticosamente conquistata a gran prezzo. Ormai le generazioni che hanno vissuto la Seconda guerra mondiale non ci sono quasi più, e tutti noi fatichiamo a capire che non in un altro mondo, non sulla luna, ma a soli 2000 chilometri dall’Italia la gente muore per strada, sotto le macerie, sotto le bombe e che è disposta a sacrificarsi per un ideale .Perciò mi chiedo con angoscia come potremo elaborare tutto questo, mi chiedo cosa saremo diventati quando tutto finirà….ho visitato Mosca e San Pietroburgo diversi anni fa, meravigliose e ospitali com’erano all’epoca, quando la guerra fredda non era che un brutto ricordo…Ma ora? L’idea di tornare a vivere in un mondo dai blocchi contrapposti è orribile quasi quanto la guerra vera, e comunque la globalizzazione renderà impossibile ogni taglio netto, e ci costringerà a scelte incoerenti, perché i legami economici continueranno ad essere prevalenti.

Per quanto tempo potremo isolare la Russia senza pagare noi stessi un prezzo altissimo? Purtroppo dovremo assistere ai summit, alle convention facendo finta di avere ancora un po’ di fiducia in una umanità accecata dai propri interessi, sperando che i leader operino per tutti, e non per le loro trame di potere. Ma la strada è in salita : anche lontano dallo scenario di guerra ci sono i mostri : l’aumento della benzina si sta rivelando una speculazione crudele e spietata, specie in momenti come questo, ed evidenzia chiaramente che ai magnati del petrolio non importa nulla delle fabbriche chiuse, dell’impoverimento generale della  gente, dei prezzi stellari della verdura, del pane, della frutta. Una nazione in difficoltà si comporta come il gioco del domino, è una reazione a catena, e i responsabili, quelli che muovono le pedine, dovrebbero capire che l’impoverimento prima o poi avrà ripercussioni in tutta l’Europa, e, alla fine, indirettamente, modificherà anche la loro qualità della vita. Ma per pensare lontano ci vuole un genio, non quattro miserabili strozzini avidi solo di denaro.

Le nuove generazioni avranno molto da fare e speriamo che trovino la forza di svoltare, di cercare soluzioni, cosa che, evidentemente, noi non abbiamo saputo fare .

L’immagine sopra è di Michel Pochet. Titolo :”Anche Dio Piange”