Il fenomeno Medjugorie: poche riflessioni, molte perplessità

  1. Una moratoria da virus?

Anche il “fenomeno Medjugorie” ha risentito gravemente della pandemia Covid-19. Verso la metà del mese di marzo 2020, ad emergenza conclamata, è cessato l’immane flusso di pellegrini provenienti da tutto il mondo. I veggenti hanno comunicato urbi et orbi che d’allora in poi le apparizioni della Gospa sarebbero state più rare.

Risultato: per un paio di mesi la piccola località dell’Erzegovina è piombata in un silenzio spettrale. Sospeso l’afflusso di fedeli, alberghi vuoti, negozi di gadget religiosi chiusi da un giorno all’altro, l’“indotto” dell’industria turistica azzerato. Non osiamo pensare all’entità del conseguente tracollo dell’economia del luogo, tanto più che l’emergenza sanitaria è lungi dal risolversi.

Proprio tale circostanza mi ha indotto a riflettere sui punti di criticità della costellazione di accadimenti, messaggi, conflitti, conversioni e pellegrinaggi che compendio qui nell’espressione “fenomeno Medjugorie”. Tra essi, alcuni mi sembrerebbero tali da conferire una connotazione un po’ kitsch a ciò che avviene nella piccola località balcanica. Intendo enucleare qui, in sintesi, alcune criticità che suscitano in me forti riserve. Per porre in atto il proposito, è bene partire da lontano, tornando indietro di trentacinque anni.

Innanzitutto, però, una doverosa premessa. È plausibile ritenere che i credenti giunti a Medjugorie, se animati da fede e fiducia nella presenza del soprannaturale, possano comunque ottenere grandi benefici spirituali. «È la fede che salva, non legno di barca», ama dire la gente semplice del nostro Sud. E ben a ragione.

Volgiamo dunque lo sguardo al passato. Siamo verso la metà degli anni Ottanta. Alle otto di mattina, in auto con i colleghi, sono diretto verso l’ufficio. Dopo aver dato una scorsa alla pagina di “Repubblica” dedicata proprio alle apparizioni, un collega, peraltro dichiaratosi da sempre ateo, sbotta: «Mah…Questo Medjugorie…Non se ne può più! E la Madonna dice sempre le stesse cose, ormai da quattro anni!». All’epoca non condividevo le perplessità del collega. Tendevo a credere all’autenticità delle apparizioni, iniziate in un contesto che mi sembrava sano, semplice, raccolto, povero. Il tenore dei messaggi – sebbene già allora un po’ ripetitivo – richiamava Lourdes, La Salette e Fatima. Così mi pareva, oltre trent’anni or sono. Come molti altri, apprezzavo quei sei giovani che avevano resistito agli interrogatori interminabili e alle torture psicologiche ordite dalle autorità comuniste del tempo.

 Alcuni anni dopo, gli eccidi della guerra dei Balcani sembravano confermare le convinzioni di molti: i messaggi della Gospa avevano esortato alla conversione, rivelando l’imminenza di una tragedia dalle dimensioni inaudite. Inoltre, nel 1981, ovvero nello stesso anno in cui prende avvio il fenomeno Medjugorie, hanno inizio anche le apparizioni di Kibeho (Ruanda), peraltro riconosciute dalla Chiesa. Tredici anni dopo, in Ruanda avrebbe raggiunto il culmine la guerra civile tra hutu e tutsi, che avrebbe provocato quasi un milione di morti.   

L’ulteriore evoluzione di vicende di Medjugorie mi ha indotto a un ripensamento. Cominciavo a percepire, con uno spirito critico sempre più avvertito, il carattere ripetitivo dei messaggi della Gospa, il continuo richiamo alla preghiera e al digiuno, e, per converso, gli sporadici riferimenti alle esigenze della carità. Ormai, il profluvio e il perdurare dei messaggi non mi sembrava consono al loro ipotetico carattere soprannaturale. Per converso, nei Vangeli la presenza di Maria è molto discreta.

Detto per inciso, riguardo a questi eventi soprannaturali mi sembra poco felice la parola “apparizioni”, poiché in genere (e più propriamente) riferita all’esangue manifestarsi di fantasmi e personaggi del mito, piuttosto che al farsi presente del soprannaturale. Faute de mieux, anche qui ricorro appunto alla parola “apparizioni”. 

Nel corso degli anni, ci è giunta notizia di moltissime grazie e conversioni scaturite da un pellegrinaggio a Medjugorie. Ancorché soltanto le persone designate dalla Chiesa possano esprimere il giudizio definitivo su di esse, è lecito al semplice fedele assumere un’attitudine personale al riguardo, in virtù di un’attitudine fenomenologica che prenda in considerazione gli aspetti più rilevanti del fenomeno Medjugorie. Resta il fatto che l’autenticità delle conversioni riferite da una miriade di pellegrini si misura, più che dall’ovvio fervore del neofita, dal tenore della vita religiosa che gli stessi testimonieranno nel prosieguo dell’esistenza.  

  • Medjugorie: il conflitto delle interpretazioni

Una trentina di anni or sono, deponevano a favore dell’autenticità delle apparizioni sia l’entusiasmo di Giovanni Paolo II sia l’endorsement dell’esorcista Gabriele Amorth e del mariologo René Laurentin. Quest’ultimo, tuttavia, già nel 1991 aveva notato, non senza perplessità, il crescendo della sovraesposizione mediatica di quei giovani e l’eclatante miglioramento delle loro condizioni di vita.

Per converso, sia il vescovo di Mostar del tempo sia il suo successore hanno espresso la più netta avversione al fenomeno Medjugorie. Inoltre, rispetto a Giovanni Paolo II, i Pontefici successivi hanno assunto al riguardo un atteggiamento più cauto. Benedetto XVI ha nominato una commissione, la quale si è pronunciata favorevolmente sull’autenticità delle prime apparizioni. Quanto a papa Francesco, è noto che, in una delle impagabili “interviste aeree”, si è detto scettico riguardo all’autenticità delle apparizioni successive, ritenendo implausibile che la Madonna invii messaggi ad un orario prefissato, quasi fosse l’impiegata di un ufficio postale.  

Certo, da tempo la Chiesa ha autorizzato i pellegrinaggi a Medjugorie, ma ciò e ben lungi dal costituire un pronunciamento circa l’autenticità delle apparizioni. Come generalmente è accaduto in passato, è probabile che la dichiarazione definitiva sopraggiunga dopo la fine dei fenomeni e la morte dei veggenti. Come da prassi, la Chiesa prenderà in esame alcuni elementi, la cui valutazione complessiva deporrà in favore o contro il riconoscimento. Da annoverare tra questi, il contesto in cui si sono verificati i fenomeni asseriti, il tenore di vita dei veggenti, la loro personalità (ad esempio, quanto all’esame critico della realtà, valutata da psichiatri e psicologi), l’obbedienza dimostrata nei confronti delle autorità della Chiesa e la conformità alla retta Dottrina dei messaggi attribuiti a Maria.

È appena il caso dire che, se anche in futuro la Chiesa proclamasse l’autenticità delle apparizioni di Medjugorie, i fedeli non sarebbero obbligati a credervi. Come è noto ai più, ciò vale anche per altre “rivelazioni private”, che nulla aggiungono ai contenuti della Rivelazione. Pertanto, il fedele che non credesse né a Lourdes né a Fatima non si allontanerebbe dall’ortodossia. 

  In quanto credente, ritengo che mi sia lecito esprimere il mio attuale – ancorché precario – convincimento. Esso può apparire alquanto temerario, poiché mi potrebbe rimproverare, e a ragione, di non essermi mai recato ancora a Medjugorie. Cercherò al più presto di colmare tale lacuna: spero di poterla visitare, cercando di assumere per l’occasione un atteggiamento distaccato ma aperto alla sorpresa dell’inatteso.

Intanto, però, non posso dubitare di certi dati di fatto, che non pare depongano a favore dell’autenticità; essi attengono al tenore di vita dei veggenti nonché degli abitanti del piccolo centro. Quanto a questi ultimi, come è ovvio, essi hanno tratto un enorme beneficio economico dal flusso dei pellegrini. Come a Lourdes e Fatima, sono sorte centinaia di strutture recettive, ma questa volta in un arco di tempo molto più breve. La differenza sostanziale sta nel fatto che qui a Medjugorie anche i familiari dei veggenti, e questi stessi, hanno messo su molte di quelle strutture. Accanto alle modeste pensioni, non mancano gli alberghi muniti da sauna, piscina, idromassaggio etc. Insomma, qui la ricerca della pace dello spirito può, senza creare sconcerto, andare di pari passo con quella del benessere globale della persona in quanto “spirito incarnato” (non lo si dimentichi: incarnato). Alcune di queste strutture ricettive sono denominate quali “Centri di Spiritualità”, alla cui costruzione e gestione alcuni tra i veggenti sono tutt’altro che estranei.

E poi vi sono gli aspetti un po’ kitsch del fenomeno Medjugorie.  Ad esempio, una rivelazione che ha entusiasmo i fedeli che vi accorrono: la Gospa compirebbe gli anni il 5 agosto. Appunto in questo giorno, nel 1984 sono stati celebrati 1 duemila anni dalla nascita di Maria. I veggenti hanno voluto festeggiare con una grande torta. I fautori di Medjugorie hanno aggiunto questa festa alle ricorrenze mariane, suscitando lo sconcerto dei teologi.

Ancora, suscita perplessità il florilegio di ipotesi, interpretazioni, anticipazioni e rumours che, nel corso degli anni, è sorto intorno ai dieci segreti di Medjugorie. Anche il numero – dieci – sembra pletorico. La rivelazione dei segreti avrà luogo nel rispetto di una meticolosa prassi già fissata. Va detto, comunque, che da ultimo se ne parla un po’ meno rispetto ad alcuni lustri or sono. 

Si attende dunque la rivelazione dei segreti. Dovranno prima essere comunicati a un determinato sacerdote. Poiché questi è già abbastanza âgé, si può presumere che non passerà molto prima che venga rivelato il primo segreto.

Pertanto, non ci resta che attendere.