La ‘sindrome del complotto’

La ‘sindrome del complotto’

Più passa il tempo, più si protrae l’era Covid  più aumentano il caos, l’incertezza diffusa, la crescente paura e  una progressiva sfiducia nei confronti di chi dovrebbe rassicurare la gente comune, dimostrando chiarezza e determinazione,  anziché alimentarne i dubbi e gli interrogativi.

Tutto ciò feconda il terreno su cui attecchisce il fenomeno della ‘ sindrome del complotto ’  che attrae moltissime persone e che trova linfa in Internet dove si può dire il vero ma anche facilmente favoleggiare o spacciare false notizie .

In estrema sintesi: per i cosiddetti ‘complottisti’, in questo tempo  sarebbe ormai arrivato al suo atto conclusivo un raffinato piano di conquista del mondo da parte di un’élite di potenti plutocrati e massoni ( tra cui Bill Gates e George Soros) che avrebbero ‘organizzato’ la pandemia e che incoraggiano la diffusione del 5 G (il nuovo standard di comunicazione wireless  ritenuto da molti pericoloso per il sistema immunitario e tale da  rendere le persone più vulnerabili). Bill Gates, inoltre, progetterebbe  di utilizzare il vaccino anti Covid-19 per inoculare in miliardi di persone un microchip per il controllo a distanza della popolazione.

 L’ élite, infatti, avrebbe colto la palla al balzo, approfittando della paura che in questo momento attanaglia la popolazione mondiale. Paura che consente di ‘resettare’ il passato e dare il via a un nuovo inizio che prospetterebbe qualcosa di grandioso per il futuro dell’umanità. Tutto agevolato dall’intelligenza artificiale, capace di appiattire il mondo del lavoro, sostituendo l’uomo con i robot e di conseguenza creando una popolazione mondiale succube e, in sostanza, schiava. Tutto in nome del profitto e dell’arricchimento del più forte e del più potente.

Non voglio entrare nel merito di tali affermazioni, tra le quali plausibile mi  sembra il movente del profitto che agita ormai il mondo, ma certo mi piacerebbe ascoltare dibattiti tra pro e contro, sentire le ragioni degli uni e degli altri nei numerosi talk show che, invece sono tutti uguali e ormai insopportabili.

D’altra parte, dato che   la storia insegna che i complotti ‘reali’ prima o poi vengono scoperti sia che abbiano successo sia che falliscano, in attesa di vedere come va a finire mi sembra interessante proporre una  riflessione di  Umberto Eco  “sul fenomeno  della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti   che rimangono misteriosi e insondabili, perché hanno la stessa caratteristica del segreto (…) che è tanto più potente e seducente quanto sia vuoto: un segreto vuoto si erge minaccioso e non può essere né svelato né contestato, e proprio per questo diventa strumento di potere.” (‘Conclusioni sul complotto: da Popper a Dan Brown’- Lectio magistralis tenuta all’Università di Torino  nel 2017- in CICAP)

Continua Eco :  “…sulla sindrome del complotto non posso che citare Karl Popper, che su questo argomento ha scritto pagine secondo me ancora ineguagliate. Scriveva Popper sin dagli anni Quaranta ne La società aperta e i suoi nemici: la teoria cospirativa della società risiede “nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo. Questa concezione dei fini delle scienze sociali deriva, naturalmente, dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società – specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta – è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti.

Questa teoria ha molti sostenitori ed è anche più antica dello storicismo (che, come risulta dalla sua forma teistica primitiva, è un derivato della teoria della cospirazione). Nelle sue forme moderne esso è, come lo storicismo moderno e come un certo atteggiamento moderno nei confronti delle leggi naturali, il tipico risultato della secolarizzazione di una superstizione religiosa. La credenza negli dei omerici le cui cospirazioni spiegano la storia della guerra di Troia è morta. Gli dei sono stati abbandonati. Ma il loro posto è occupato da uomini o gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione la cui perversità è responsabile di tutti i mali di cui soffriamo – come i famosi Savi di Sion, i monopolisti o i capitalisti o gli imperialisti.

Io non intendo affermare, con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario, esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori.

Fine di questa lunga citazione, ma ne devo aggiungere un’altra del 1963, sempre di Popper in Congetture e confutazioni: “Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevata in Omero. Questi concepiva il potere degli dei in modo che tutto quel che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo.

 La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseguente domanda “chi c’è al suo posto?”. Quest’ultimo ora è occupato da diversi uomini e gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo.

 Ma dopo Popper la sindrome del complotto è stata studiata da molti altri autori. (…).  Massimo Polidoro, uno dei più attivi collaboratori del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (…) cita anche gli studi di Richard Hofstadter in The Paranoid Style in American Politics, per cui il gusto dei complotti va interpretato applicando le teorie della psichiatria al pensiero sociale.

Si tratta di due fenomeni di paranoia, salvo che il paranoico psichiatrico vede il mondo intero che complotta contro di lui, mentre il paranoico sociale ritiene che la persecuzione da parte di poteri occulti sia volta contro il proprio gruppo, la propria nazione, la propria religione. Il paranoico sociale è, direi, più pericoloso di quello psichiatrico perché vede le sue ossessioni condivise da altri milioni di persone e ha l’impressione di agire contro il complotto in modo disinteressato, il che spiega molte cose che avvengono anche oggi nel mondo, oltre alle tante avvenute ieri. Polidoro cita anche Pasolini, che una volta ha detto che “il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare con la verità.”

Ora, che il mondo sia pieno di complottardi potrebbe lasciarci indifferenti (…),ma recenti studi hanno concluso che l’esposizione a informazioni che favoriscono la teoria del complotto riduce l’intenzione di impegnarsi in politica rispetto a chi è esposto a informazioni che confutano le teorie del complotto. Infatti se si è convinti che la storia del mondo sia diretta da società segrete, siano gli Illuminati o il gruppo Bilderberg, che stanno per instaurare un nuovo ordine mondiale, che cosa posso fare io? Mi arrendo, e al massimo mi rodo. Per cui ogni teoria della cospirazione indirizza la pubblica immaginazione verso pericoli immaginari distogliendola dalle minacce autentiche, come una volta ha suggerito Chomsky immaginando quasi un complotto delle teorie del complotto.

 A trarre maggior beneficio dalle fantasticherie su un presunto complotto sono proprio le istituzioni che la teoria del complotto vorrebbe colpire. Il che vale a dire che a immaginare che a far crollare le due torri sia stato Bush per giustificare l’intervento in Iraq, ci si muove tra varie allucinazioni e si smette di analizzare le ragioni vere per cui Bush è intervenuto in Iraq e l’influenza che su di lui e la sua politica hanno avuto i neoconservatori.”

Dopo aver  analizzato altri fenomeni complottistici  duri a morire, nonostante le chiare e documentate confutazioni,  Eco conclude affermando: “…non solo quanto sia facile creare ex-novo una leggenda, ma come essa si imponga anche quando storici, tribunali e altre istituzioni abbiano riconosciuto la sua natura mendace, tanto da farci pensare a un aforisma attribuito a Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono a nulla, credono a tutto”, che è una delle osservazioni di Popper, (…) e mi pare giusta epigrafe per una riflessione sulla sindrome del complotto.”