Solo il cielo può salvarci

Un po’ di desiderio di “cielo” c’è in tutti noi e ci sorregge, almeno finché continuiamo a guardare ad esso con un pizzico di speranza, speranza che sia esattamente lì che si gioca la partita, che si scioglie ogni nodo. Ma come allargare questo spiraglio?

La nostra è un’epoca che fa paura, che sta finendo di demolire ogni base  etica nei governi, nella vita privata, in quella di interrelazione, fondata  unicamente sul privilegio del potere. E mentre  ci massacra un male nuovo, insinuante, lungo e sfibrante, mentre da molte parti si continua a morire di fame  altrove si bada solo a procurarsi piacere, beni e vantaggi, scendendo a  qualsiasi compromesso.

La famiglia è demolita, trasformata, sfigurata nella sua essenza. La donna è al massacro per il solo fatto  di aver capito di non farcela più a tenere tutto il mondo sulle sue spalle.

Famiglie ormai inesistenti, confusioni di ogni tipo, disidentificazioni, perdita di quei connotati di base che una volta si chiamavano “etica”.

Speranze a riguardo di “quel blu” se ne rintracciano poche.

Dovremmo forse dare maggiore fiducia alle nostre capacità ricostruttive, rinunciando alla spocchia della mente che, pur sapendo di sapere così poco, ci nega umiltà, e non ci dispone a captare i tanti segnali che, nonostante tutto, le nuove generazioni ci danno: non hanno spazi e lo tollerano; convivono con realtà surrogate che stanno asfissiando perfino la loro capacità di linguaggio; i migliori se ne vanno dal loro Paese invaso  da altre etnie per colpa di intere classi di governo che non hanno avuto la benché minima capacità di prevedere, arginare, organizzare dove e come soccorrere –  chiamandosi vicendevolmente in causa, tutti i paesi del mondo – al fine di riuscire a sostenere e distribuire questo inarrestabile e sempre maggiore esodo di massa e non solo dall’Africa.

Sarà il caso di riprendere una conversazione generazionale interrotta e far scivolare in essa almeno qualche briciola di speranza riguardante “quel blu” di cui parlavamo all’inizio. Insinuare nella mente dei giovani anche solo un’ ammissione possibilistica a riguardo del Cielo. D’altra parte, ciò che non è dato conoscere con prerogative umane, può risolversi con pari diritto da una parte o dall’altra. Il sì e il no, casomai, lottano ad armi pari… (e intanto neghiamo il diritto di negare, anzi di irridere, come fanno tanti cosiddetti atei, certe non più proponibili“ ingenuità”).

Il cammino dell’uomo avrebbe dovuto mirare dritto alla conquista della felicità che non può prescindere dal Bene. Ma Dio ha autorizzato l’opera di un Contraddittore, la sua antitesi. E questa antitesi va riconosciuta e scartata. Sarebbe bello che l’umanità provasse, oggi, a guardare verso una luce di nuovo percepita e si sentisse legata ad un unico imperativo categorico: mai agire nuocendo ad altri.

Che una simile congettura possa apparire anche solo sostenibile sarebbe già una bella conquista. Si aprirebbe per i nostri giovani quello spiraglio di “speranza”,  quel  “pezzetto di cielo” di cui andiamo parlando.

Che possano giungere poi ad accogliere l’esempio di Gesù Cristo, il prescelto, testimoniato dalla storia, annunciato dalle Scritture, che trascende ogni altro insegnamento parlando di “amare chi ti odia, e dare per lui anche la vita”, bene, questo è per loro il nostro più grande augurio di Natale!

abc