“Neneisti” e “terrapiattisti” di fronte alla crudeltà della guerra

“Neneisti” e “terrapiattisti” di fronte alla crudeltà della guerra

In questi giorni rattristati dalla violenza fino a poco tempo fa inimmaginabile (bambini, donne anziani, giovani soldati) siamo continuamente sbalzati dall’Ideale (pace) alla realtà (invasione, aggressione, bombardamenti, stupri, bambini rapiti, deportazioni di massa, corridoi umanitari sotto tiro dei cecchini o che sfociano solo in Russia, Bucha, crimini di guerra). Comunico i miei pensieri sparsi in 15 punti.

1. L’Ucraina chiede aiuto. Non me la sento di rispondere con il linguaggio ‘ne-neista’: “Né con l’Ucraina, né con la Russia”. Non condivido il pacifismo astratto di chi per interessi e ricatti economici, pregressi o futuri, non chiama le cose col loro nome e non vuole lasciarsi coinvolgere, nascondendosi dietro motivazioni di errori del passato che servono solo a mettere la testa sotto la sabbia. Il gas e il petrolio di cui abbiamo bisogno valgono più di tanti morti, di un paese distrutto, di un popolo a cui viene negato il diritto all’autodeterminazione?

2. Abbandonata l’equidistanza iniziale del «né con Putin, né con la Nato», superata la «neutralità attiva», sta venendo allo scoperto un movimento – per ora prevalentemente mediatico  – di opinione, di putinisti e  nostalgici del comunismo che glissano sulla verità dei fatti e sostengono il tiranno. 

3. Si sentono ripetere menzogne della propaganda russa, puntando sulla paura degli italiani (per le conseguenze economiche) e lasciando  nei fatti che la Russia vinca la guerra. L’ideologia non meriterebbe di essere messa al tavolo del confronto, sorvolando sul reale attuale ossia sul fatto che in Russia lo stato di polizia voluto dello Zar  ha silenziato tutte le verità scomode, punendo i dissenzienti con 15 anni di carcere duro. E’ stata chiusa anche la nuova Gazzetta, unica voce di opposizione al regime putinista.  La verità consegnataci dagli ucraini soffre anch’essa di una visione propagandistica alternativa? Nessuno ha uno sguardo alto su questa guerra per poter trarre conclusioni certe, ma i morti e il territorio invaso sono lì ogni sera a sferzare la nostra sensibilità.

4. Non pochi sostengono la «resa umanitaria»: «arrendersi è un dovere morale (titolo di apertura del Riformista), per risparmiare vite e sofferenze. È un’altra forma di «spaesamento etico» che nasce a sinistra, solo in apparenza più pacifista della versione neo-stalinista, perché è proprio per averla avuta vinta in Georgia, in Crimea, nel Donbass, in Siria, che Putin si è deciso ad attaccare di nuovo e su più larga scala. La resa dei deboli è la droga dei tiranni: più ne avranno e più ne vorranno. Il difetto di simili proposte è che i diretti interessati, gli ucraini, non sembrano condividerla. Bisognerebbe insomma costringerli alla resa. Esattamente ciò che sta provando a fare Putin. E così il cerchio si chiude».

5. Si sono risvegliati gli anti americani, anti inglesi, anti Europa, anti Nato che addossano le colpe all’Occidente, che semplificano le dinamiche di questa guerra accusando la frase improvvida di Biden su Putin macellaio, discutendo nei comodi salotti della TV, criticando le azioni del governo e contraddicendo una storia che dal dopo guerra è rimasta solidamente ancorata, nel bene e nel male, alle democrazie, come in ogni alleanza stabile e con ogni alleato che si rispetti.  Si tratta per lo più di “terrapiattisti”, che si adeguano alla moda ormai invalsa del negazionismo ad ogni costo: “Non siamo in guerra, è un falso TV”; “la Nato voleva attaccare la Russia e si è servita dell’Ucraina”, “le immagini delle proteste sono costruite ad arte”, “gli oligarchi e il popolo russo sono con Putin” e via dicendo. Secondo una ricerca di Reputation Science, pochi account iniziali hanno alzato un’onda tra tutti coloro che credono a Lavrov quando dice che ‘questa non è un’invasione’, ma non hanno creduto al Covid e alle bare di Bergamo, e prima ancora all’abbattimento delle Twin Towers o allo sbarco sulla Luna. Accomunati dall’odio per l’establishment, l’Europa e la democrazia, eroici combattenti per la libertà degli italiani dal green pass si battono ora per la schiavitù degli ucraini (A. Polito). 

6. ‘L’importante è evitare la terza guerra mondiale atomica’. È un imperativo non solo etico, ma necessitato dalla sopravvivenza di tutti. Non è una ipotesi che si può escludere assolutamente (“Muoia Sansone con tutti i filistei” è la frase che pronuncia uno sconfitto infuriato). Tuttavia meglio fidare in un sano discernimento contrario al suicidio collettivo. Si può e si deve mantenere l’equilibrio e la fermezza: non si può usare un linguaggio inappropriato che incita all’odio e fomenta la distruzione\ autodistruzione nucleare che se si realizzasse non consentirebbe la quarta guerra mondiale.

7. “Non era meglio accettare subito una neutralità in piedi?”, “non era meglio rinunciare al sogno del ritorno ad un secolo fa con l’Unione sovietica?” Come pensare a trattative umanitarie se pesano sulle spalle 5/6 milioni di profughi, distruzioni di città e opere d’arte, crudeltà che e non accennano a spegnersi e che la guerra incoraggia su entrambi i fronti. 

8. La diffusione pandemica del corona virus, con il conseguente commercio di farmaci e vaccini ha fatto da guida al commercio turpe delle armi (rinnovo dei magazzini e sperimentazioni di nuove armi, anche proibite). Non resta che sperare che Cina, India, Arabia Saudita, Iran, Turchia, Israele, ecc. rinuncino a  fare affari con le disgrazie altrui.

9. L’eroismo di un popolo come quello ucraino dalle ascendenze guerriere (i cosacchi) ha tenuto fronte alla mal programmata brevità di una guerra  lampo di aggressione e distruzione, mostrando che non bastano le armi, la potenza, la propaganda e che un popolo anche inadeguato militarmente ma fortemente motivato può almeno in parte spuntarla. Non è stato così anche per la conquista dell’indipendenza nel corso della nostra storia italiana?

10. La superbia e la smisurata ricchezza di oligarchi, generali dell’Esercito, mercenari senza scrupoli hanno fatto da combustibile alle manie di grandezza di uno Zar che continua ad arricchire e far arricchire i suoi affiliati pronti ad allinearsi  senza se e senza ma, lasciando nell’indigenza il popolo. Ci sono oligarchi anche attorno a Zalesky? Spontaneamente siamo tutti dalla parte del più debole, ma solo a fine guerra potremo vedere con più obiettività e pesare ragioni e torti.

11. Gli applausi smodati delle assemblee cinesi, gli aerei che sconfinano a Taiwan o in Pakistan, gli attacchi ai curdi dell’esercito turco e le uccisioni dei giornalisti scomodi (Cashogi ad Istanbul) sono segnali del persistere di sacche ciniche, autoritarie e dittatoriali che non è prevedibile estirpare a breve termine. La mancanza di oppositori, eliminati o avvelenati, quantomeno incarcerati e la ‘debolezza’ dell’Occidente hanno fatto credere all’Esercito invincibile della Santa Madre Russia di essere attrezzati per il domino del mondo, con la complice connivenza di Serbia, Ungheria e di altri popoli (cinese e indiano) che con l’astensione hanno patteggiato altri massacri in Taiwan, Tibet, Pakistan e Kashmir. Che dire del Sud America con i Maduro gli Ortega e i Bolsonaro?

12. L’esistenza di molte altre guerre nel pianeta non hanno scomodato gli opinion makers al grido della pace ad ogni costo, restando in poltrona nel caldo della propria casa. Si tratta secondo Polito di «un’attempata ma intellettualmente dotata pattuglia di nostalgici dell’Urss, per i quali la sua caduta è stata «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo». L’Economist ha dedicato la copertina alla «stalinizzazione» di Putin: sempre più aggressivo fuori dai confini, sempre più dittatore in patria…di sicuro ha galvanizzato i nostri ex bolscevichi in sonno: per loro la colpa è degli ucraini. E allora basta commuoversi — ha aggiunto  Luciano Canfora — «con la storia di Irina che perde il bambino, un caso particolare»: ciò che conta è la Storia con la S maiuscola, e quella cammina sui cingoli dei carri armati, e chi più ne ha vincerà»!

13. Fiducia e Speranza. Non crediamo di restare immuni di fronte alle conseguenze di questi disastri nel mondo. Ciononostante vogliamo continuare a credere che il mondo non verrà distrutto, che dopo gli scossoni sarà rigenerato e ci saranno cieli nuovi e terre nuove. L’enorme gara di solidarietà dei popoli, anche quelli fino a ieri mal disposti verso l’accoglienza, composto di laici, cattolici, rappresentanti di varie culture e religioni sta offrendo uno spettacolo magnifico che non vorremmo si interrompesse con la fine della guerra. Alla Madonna, Regina della pace, venerata da ucraini, russi, europei sono state rivolte le nostre suppliche guidate da Papa Francesco che si appella alle ragioni dello spirito: ‘perdona i tuoi nemici’; ‘no alla guerra’, ‘sì ai mai esauribili tentativi di mediazione’. ‘Spes contra spem’.

14. Diplomazia. Un flebile canale aperto, per tre volte fallito ma non del tutto, messo in ombra sempre dalla mancanza di un cessate il fuoco o da una parvenza di cambio di obiettivi (in realtà tempo per una riorganizzazione degli eserciti).

15. In concreto cosa possiamo fare noi? Cominciamo nel nostro piccolo  a ristabilire buone relazioni, anche quelle difficili. E’ un ottimo esercizio per costruire la vera pace nel micro e nel macrocosmo.