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  • Sempre più il territorio abruzzese è bersaglio di hacker con attacchi di mail fishing, di ransomware (introduzione di virus da debellare dietro riscatto) e di social engineering (un escamotage per cui l’utente fornisce dati sensibili). Bersagliate soprattutto le Pmi che troppo spesso sottovalutano il rischio. 
  • Dove realizzare il nuovo ospedale? I tre candidati sindaci rispondono a Marcello Martelli e a Domenico Bucciarelli del Comitato Pro Mazzini sulla problematica per eccellenza. – A Villa Mosca – affermano senza teme di smentite sia Gianguido D’Alberto che Maria Cristina Marroni. – Tutto è rimesso alla volontà del prossimo consiglio comunale e quindi ai cittadini – sentenzia Carlo Antonetti.  
  • Nel cantiere di Via Sant’Antonio, allestito per risistemare la pavimentazione, è stato rinvenuto del materiale che farebbe pensare a reperti archeologici. In stato di sorveglianza archeologica, dopo adeguata ispezione della Sovrintendenza, si stanno apportano i primi lavori di riconoscimento e si sta cercando di risalire all’epoca del manufatto. Insomma, si sta ancora verificando l’entità di ciò che è emerso una settimana fa, se di interesse storico oppure no.  
  • È l’ultimo dei falegnami a Teramo. Franco il Greco annaspa, misura, riporta con la matita sul fogliettino di carta centimetri e metri, s’ingegna allisciandosi con la mano irsuta il mento, stringe trucioli al tornio. E tutt’attorno al suo bunker di Porta Romana 44 si affastellano ricordi: la carcassa in legno di un aeroplano assemblato da suo padre Vincenzo, la foto del “pittore” Franco Tommarelli artigiano-artista a tutto tondo, ormai scomparso come molti degli amici di Franco Di Pietrantonio, 75 anni e tanta voglia ancora di non mollare. 
  • Giungono dall’Idaho (Usa), dalle brume della Scozia, da Milano o da Bologna e sono tutti incantati dalle bellezze della città di Teramo e delle sue montagne e spiagge. Qualcuno acquista calamite del Gran Sasso, guide turistiche nella libreria Tempo libero di Corso San Giorgio. In piazza Garibaldi le auto dei turisti le riconosci da copricapi a larghe falde dentro l’abitacolo. Teramo è sempre più meta di turisti. 
  • In base al decreto flussi, che stabilisce il numero di lavoratori stranieri che possono fare ingresso in Italia da Paesi extra Ue, sono state assegnate alla provincia di Teramo le quote a livello territoriale. Numeri del tutto insufficienti (meno di un centinaio tra lavoro subordinato e stagionale), addirittura che potrebbero pregiudicare il pil locale, dal momento che nel pieno inverno demografico in cui ci troviamo la forza lavoro immigrata è divenuta fondamentale per la crescita economica. Le richieste degli imprenditori sono state almeno tre volte superiori alle quote. Capita pure che certi immigrati, a causa di contratti non proprio gratificanti, vadano via verso paesi europei più appetibili da questo punto di vista. 
  • Indetta per gli inizi di Maggio la marcia del tubo a Teramo. I sindacati fremono, sulla scia delle dichiarazioni “fin troppo” positive sul versante automotive in Abruzzo (6 miliardi di fatturato per 13 mila addetti) mentre, a detta degli esperti, nel nostro territorio sono a rischio 3500 addetti nel settore. – Per il governatore Marsilio – chiarisce Marco Boccanera della Fim-Cisl – l’Abruzzo finisce ai confini chietini, perché in quella provincia operano colossi come Sevel, Denso e Honda, mentre qui stiamo per assistere al depauperamento di un territorio già compromesso, e la delocalizzazione della Purem è un segnale.   
  • Vasi, fioriere, paline, cantieri, dehors, strisce blu. Tutto fuorché un parcheggio bianco, uno stallo bianco scevro da App o da monetine. Il teramano ormai è terrorizzato quando deve parcheggiare la propria auto in centro per via della congiuntura massima che Teramo sta vivendo tra lavori da superbonus, sisma, dehors che si sono allargati a dismisura per pareggiare i conti in rosso del Covid, e paline, tante paline, che se da un lato sono necessarie a volte per la protezione del pedone o per limitare l’effetto del parcheggio selvaggio, dall’altro però vanno ad occludere un flusso di auto in cerca di parcheggi. Se poi a ciò si aggiunge che, qualora l’attività che fa uso di tali dissuasori cessi di esistere, questi non venissero rimossi (in Via Milli ve ne sono due con catena da almeno dieci anni, posizionati senza alcun motivo visto che l’oreria è stata abbandonata da tanto tempo), ecco che il numero dei parcheggi liberi in città si assottiglierebbe sempre più.