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Il Rinascimento a Ferrara                               

In Italia abbiamo innumerevoli città di provincia, veri scrigni di tesori preziosi, ma ahimè o, forse, per fortuna, poco frequentate dalle masse dei nuovi visitatori di mostre e musei, che non si spostano da casa se non per l’ennesimo Caravaggio, o Frida Kahlo, o Van Gogh…per carità, onore al merito, ben venga questo risveglio per le belle arti, ma accade che spesso pittori meno noti, per i motivi più vari meno reclamizzati ed osannati, ci abbiano in realtà lasciato opere di grande valore e raffinatezza.

E’ questo il caso, a Ferrara, di Ercole De’ Roberti e Lorenzo Costa, attivi nella II metà del ‘400, cioè nel lungo e fecondo periodo che chiamiamo Rinascimento.

Ferrara è una piccola città facilmente percorribile a piedi, dove, in poche centinaia di metri convergono il Castello Estense, il palazzo di svago e riposo detto Schifanoia, famoso per gli affreschi dei mesi e, infine, il Palazzo dei Diamanti, che prende il nome dalle facciate decorate da oltre 8000 pietre marmoree, tagliate a punta di diamante, in modo da creare magia e giochi di luce.

La mostra sul Rinascimento ferrarese, aperta fino a metà Giugno, contiene capolavori assoluti, come la predella della Pala Griffoni, dipinta dal De’ Roberti con le Storie di S Vincenzo Ferreri, dinamiche, vivaci e coloratissime, o come i ritratti dei coniugi Bentivoglio, di cui il Longhi dice : E’ codesto, senza fallo, dopo quel di Piero ( della Francesca ), il più bel ritratto a dittico di tutto il ‘400 italiano.

Seguace ed erede di De’ Roberti fu Lorenzo Costa, il quale si orientò comunque verso una nuova maniera, più vicina al Perugino e al Lippi, con colori e volumi più morbidi e distesi, e con soffici gamme cromatiche.

Ma il Palazzo dei Diamanti ospita anche una Pinacoteca assai ricca di artisti del calibro di Gentile Da Fabriano, Cosmè Tura, Andrea Mantegna, Vittore Carpaccio e molti altri protagonisti della Scuola ferrarese dal ‘200 al ‘700.

Ah, dimenticavo…sarebbe un delitto, una volta in città, non gustare i cappellacci al ragù bolognese, ripieni di una zucca così dolce  da ricordare i nostri ravioli teramani, per non parlare della salama da sugo, un insaccato cotto con un procedimento lungo e particolare. Purtroppo, come a Teramo, molti palazzi non sono visitabili perché terremotati, in primis la Cattedrale, in fase di restauro, ma questo può essere il motivo per ritornare fra qualche anno a visitare questa interessante città.

L’immagine sopra: Ercole de’ Roberti, Giovanni II Bentivoglio e Ginevra Sforza, tempera su tavola, Washington, National Gallery of Art