Alcune riflessioni intorno alla poesia di Alda Merini “A tutte le donne”

Alcune riflessioni intorno alla poesia di Alda Merini “A tutte le donne”

A TUTTE LE DONNE

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra

e innalzi il tuo canto d’amore

Della condizione delle donne nella nostra epoca si è parlato e si parla in questi giorni, facendo riferimento alla (alle) guerra, ai disastri naturali (il terremoto), alle migrazioni, alla condizione di subalternità ed esclusione in alcuni Paesi asiatici e africani. Anche nell’occidente civilizzato permangono forme di discriminazione e situazioni di esclusione che traggono origine dal passato.
Ogni forma di discriminazione si basa sulla convinzione (purtroppo ancora oggi condivisa da tanti) che la donna sia un essere inferiore, convinzione che affonda le sue radici nella notte dei tempi, come si evince dalle notizie che ricaviamo dalle fonti documentarie pervenuteci. Le donne sono state oggetto di esclusione e pregiudizi. Tutti conosciamo espressioni come “chi dice danno dice donna” o in tempi non lontani “donna al volante pericolo costante”. Espressione più benevola è la definizione di “altra metà del cielo“, ma anche questa nasconde una sfumatura di superiorità, quasi paternalistica, verso l’altra metà, dopo la prima. Anche l’uso del singolare generico non coglie la realtà dell’essere femminile. Non esiste “la donna”, quasi entità impersonale, esistono le donne reali, donne che lottano per la propria vita o per conquistare i propri diritti, donne che soffrono e piangono, donne che amano e curano i figli e i familiari, donne che sono capaci di meraviglia e sanno reagire alle avversità, e per questo diventano grandi come la terra, secondo l’espressione della poetessa.

Molti traguardi sono stati raggiunti (anche se non in tutti i Paesi) come la parità giuridica – almeno formale -, il diritto di voto, l’accesso alle professioni liberali, ma molto ancora rimane da fare. Non basta che i diritti siano riconosciuti, occorre che diventino realtà di fatto; è necessario un cambiamento culturale, dato che i pregiudizi antifemminili sono profondamente radicati nella cultura dei popoli, anche ain quella dell’ occidente, erede della civiltà e del pensiero della Grecia e della romanità.
Nella Grecia classica permaneva ancora la divisione della casa in due settori, sicuramente eredità di epoche ancora più antiche; nel mondo romano una maggiore “libertà” non impediva che le donne fossero poste sotto la tutela del Pater familias; e nel medioevo la donna angelicata è una creazione poetica, lontana fdalla vita del popolo. Naturalmente le nobildonne hanno goduto in ogni tempo di molti privilegi, negati alle donne del popolo.

E’ molto densa l’espressione di Merini sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio, probabilmente con riferimento alla concezione della donna nel mondo cristiano. Nel Vangelo le donne sono presenti, seguono Gesù nel corso della sua vita pubblica fino al Calvario e alla Resurrezione, pensiamo a Maria di Magdala, alle sorelle Marta e Maria, ma soprattutto alla madre, Maria. Nei primi anni del cristianesimo numerose donne si recavano di città in città con gli apostoli, alcune diventarono anche diaconos, tante subirono il martirio per la fede. Tuttavia Paolo ricaccia la donna nel suo ruolo di inferiorità, che richiede silenzio e sottomissione. perchè la donna, discendente di Eva, è stata creata dopo l’uomo, ma è lei che ha indotto Adamo a peccare. Secondo Tertulliano Eva tentatrice, che ha infranto per prima il divieto divino, è “la porta del diavolo”. Si può, però, riscattare sia vivendo una vita modesta e virtuosa nel matrimonio, sia specialmente dedicandosi alla vita consacrata. Per questo vengono diffusi trattati sulla verginità e sulla santa vedovanza (Girolamo, Tertulliano) e viene esaltata Maria quale mediatrice e modello di perfezione: come Gesù ha redento l’umanità, assumendo su di sé le colpe degli uomini, così Maria ha risanato Eva, anche attraverso l’esaltazione dell’ideale di verginità, infatti sorsero comunità monastiche femminili (come quella della sorella di Agostino). Nel medioevo proprio grazie allo status monacale le donne consacrate poterono acquistare visibilità e, alcune, anche un certo prestigio…

Anche in epoche più recenti le donne sono state discriminate: nonostante la Dichiarazione delle donne e delle cittadine, nella Francia napoleonica le donne non avevano capacità giuridica, e anche in altri contesti nazionali non potevano ereditare o comunque non potevano amministrare il patrimonio eventualmente ereditato. Nell’Italia fascista le donne non potevano insegnare filosofia e discipline classiche, e -per quanto riguarda la sfera personale- era ammesso il delitto d’onore per il marito, mentre la donna doveva sopportare l’infedeltà.

Merini usa l’appellativo fragile, e tale la donna è stata considerata da sempre: il “sesso debole”. Certo se consideriamo l’aspetto fisico le donne, in genere, hanno una struttura fisica più piccola e minore forza rispetto agli uomini. Eppure nonostante l’apparente fragilità, le donne hanno sempre sostenuto fatiche e disagi a non finire: hanno lavorato nei campi accanto agli uomini; hanno generato e allevato figli il più delle volte in condizioni economiche e psicologiche pesantissime; si sono sobbarcate il peso di famiglie a volte molto numerose, fino al secolo scorso senza l’aiuto di elettrodomentici; molte hanno subito soprusi e violenze.
Ma la donna, scrive Merini, è opulenta, ricca di coraggio, di forza morale, di amore.